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Agrigento. Assolti 10 autisti per interruzione pubblico servizio, TUA: Sentenza stupisce 

Il giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Anna Agata Genna, ha assolto con la formula perchè “il fatto non sussiste” i dieci autisti della Tua (l’azienda che si occupa del trasporto urbano di Agrigento), finiti a processo per i reati di truffa aggravata e interruzione di pubblico servizio. Si tratta di Maurizio Camilleri, 57 anni; Giuseppe Donisi, 56 anni; Giuseppe Trupia, 59 anni; Michelangelo Nasser, 61 anni; Maurizio Buttigè, 56 anni; Giuseppe Danile, 64 anni; Vincenzo Falzone, 66 anni; Andrea Russo, 63 anni; Angelo Vaccarello, 57 anni; Giuseppe Lattuca, 63 anni. Nei confronti degli ultimi cinque il pubblico ministero Salvatore Caradonna aveva chiesto la condanna ad un anno e tre mesi di reclusione. Il tribunale, accogliendo invece le richieste dei legali difensori, ha assolto tutti gli imputati. I fatti contestati erano dal periodo 2016-2017, e scaturiti dalla denuncia dell’azienda, dopo alcune indagini di un investigatore privato. A tre dei dieci autisti veniva contestato di avere cambiato percorso, agli altri sette di avere venduto a bordo dei mezzi i biglietti, e di avere omesso la stessa registrazione della vendita e di avere riciclato i titoli di viaggio vendendoli più volte, senza obliterarli, al fine di incassare la differenza. Parallelamente all’inchiesta giudiziaria vi è tuttora in corso un’altra “battaglia” sul fronte del lavoro.

In merito al verdetto da registrare l’intervento dei legali della Tua. “La sentenza di assoluzione ci stupisce, sebbene sia per insufficienza di prove. Attendiamo le motivazioni del giudice per valutare se impugnarla – si legge in una nota -. E’ una sentenza che stupisce. Ci aspettavamo un esito diverso alla luce delle numerose e dettagliate prove documentali (video e fotografiche) e delle cinque richieste di condanna presentate dalla Procura di Agrigento. Riteniamo opportuno sottolineare che la sentenza di assoluzione è per insufficienza di prove. Attendiamo le motivazioni, che saranno depositate tra 90 giorni, per comprendere perché le prove in atti non sono state ritenute sufficienti, riservandoci l’eventuale impugnazione”.

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