Giubileo 2025: Decreto dell’arcivescovo di Agrigento, Monsignor Alessandro Damiano
L’arcivescovo di Agrigento Alessandro Damiano, ha emanato il decreto per la designazione delle Chiese Giubilari nell’Arcidiocesi di Agrigento per l’anno Santo 2025 e le indicazioni per ottenere i previsti benefici spirituali.
“La speranza nasce dall’amore e si fonda sull’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce: Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita”. E la sua vita si manifesta nella nostra vita di fede, che inizia con il Battesimo, si sviluppa nella docilità alla grazia di Dio ed è perciò animata dalla speranza, sempre rinnovata e resa incrollabile dall’azione dello Spirito Santo”.
“La virtù teologale della speranza, infatti, ci accompagnerà in questo cammino giubilare che Papa Francesco lo scorso 9 maggio con la Bolla Spes non confundit ha indetto per l’anno 2025 che inizierà con l’apertura della Porta Santa in San Pietro il 24 dicembre e si concluderà il 6 gennaio 2026 per offrire l’esperienza viva dell’amore di Dio, che suscita nel cuore la speranza certa della salvezza in Cristo. Pertanto: vista la Bolla di Indizione del Giubileo Spes non confundit; accogliendo l’invito del Papa per quei pellegrini di speranza che non potendo raggiungere la città degli apostoli Pietro e Paolo, celebreranno il Giubileo Ordinario nella nostra Chiesa particolare, affinché possano beneficiare del salvifico incontro vivo e personale con il Signore Gesù, Porta di salvezza e nostra speranza, attraverso l’esperienza del pellegrinaggio”. “Viste le norme della Penitenzieria Apostolica del 31 maggio scorso sulla concessione dell’Indulgenza durante il Giubileo Ordinario del 2025 che dispone che tutti i fedeli potranno usufruire del dono dell’Indulgenza, sentito il parere del Consiglio Presbiterale stabilisco e decreto quanto segue: il Giubileo Diocesano, secondo le indicazioni di Spes non confundit, sarà aperto con solenne Celebrazione Eucaristica nella Chiesa Cattedrale con una liturgia stazionale in piazza Vittorio Emanuele il 29 dicembre alle ore 16 Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe”.
“In quel giorno le messe vespertine saranno sospese per consentire la partecipazione dei presbiteri, oltre che dei fedeli. Il Giubileo Diocesano si concluderà il 28 dicembre 2025 sempre nella Chiesa Cattedrale; chiesa giubilare sarà la Chiesa Cattedrale, madre di tutte le chiese e dei fedeli della nostra Arcidiocesi; inoltre, per favorire quanti non potranno compiere il pellegrinaggio nella Chiesa Cattedrale e, seguendo idealmente il cammino di santità di alcuni nostri fratelli che hanno vissuto la vita nuova in Cristo e sono modelli di fede per tutti, sono da considerarsi chiese giubilari:
il Santuario di Sant’Angelo di Licata;
il Santuario di Giacinto Giordano Ansalone, chiesa madre di Santo Stefano Quisquina;
la Basilica di San Calogero al Monte di Sciacca;
il Santuario Madonna della Rocca di Canicattì, chiesa che custodisce i resti mortali del Venerabile p. Gioacchino La Lomia;
il Santuario Maria SS. degli Infermi, chiesa madre di Raffadali che custodisce il fonte battesimale in cui ha ricevuto il Battesimo il Beato Francesco Spoto.
il Santuario Maria SS. di Porto Salvo di Lampedusa“. “In queste chiese giubilari si potrà accogliere il dono dell’indulgenza alle solite condizioni: con spirito di vero pentimento, escludendo qualsiasi affezione al peccato e mossi dallo spirito di carità si celebri la confessione sacramentale, si partecipi alla Celebrazione Eucaristica, si professi la fede con la recita del Credo e si preghi secondo le intenzioni del Papa. Inoltre, l’indulgenza potrà essere accolta anche da coloro che individualmente, o in gruppo, visiteranno devotamente qualsiasi luogo giubilare e lì, per un congruo periodo di tempo, si intratterranno nell’adorazione eucaristica e nella meditazione, concludendo con il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima e invocazioni a Maria, Madre di Dio”. “L’indulgenza si potrà inoltre ricevere con le opere di misericordia corporale e spirituale, l’ascolto e la visita, per un congruo tempo, dei fratelli e delle sorelle che si trovino in particolari situazioni di necessità e di difficoltà, degli anziani in solitudine e degli ammalati infermi. L’accesso al Sacramento della Riconciliazione sia promosso e agevolato, attraverso la disponibilità di confessori con ampiezza di tempi presso tutte le parrocchie, rettorie e chiese giubilari designate. Inoltre, si favoriscano mensilmente, ove sarà possibile, celebrazioni comunitarie del Sacramento della Riconciliazione”. Ai presbiteri diocesani e religiosi, secondo le Norme della Penitenzieria Apostolica, è concessa la facoltà di assolvere in foro sacramentale dalle censure latae sententiae non dichiarate per sentenza o per decreto e non riservate alla Sede Apostolica, a beneficio di tutti i fedeli della diocesi, dei forestieri presenti in diocesi e dei diocesani fuori dal territorio della diocesi. Inoltre, secondo quanto già disposto dal Santo Padre Francesco con Lettera apostolica Misericordia et misera del 20 novembre 2016, è concessa a tutti i sacerdoti in forza del loro ministero la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto e pentiti di cuore ne chiedono il perdono”.
“Alla Vergine Maria, donna dell’ascolto e madre di speranza, a San Gerlando, patrono della nostra Arcidiocesi e ai nostri Santi e Beati affidiamo il cammino giubilare, perché sia un tempo per:
restituire a noi stessi la percezione di essere abitati dallo Spirito Santo, che ci metta nelle condizioni di accogliere e vivere la vita nuova;
restituire a Dio il volto di Padre misericordioso, che soppianti quello più comunemente diffuso di giudice implacabile;
restituire al Vangelo il suo vero contenuto, che riesca a scuoterci e a metterci seriamente in discussione;
restituire a ogni persona la dignità umana, che spesso siamo portati a negare e offendere;
restituire alla comunità cristiana la concretezza di un cristianesimo vissuto, che la preservi dal rischio di un cattolicesimo convenzionale e formale”.