L’arciprete di Aragona, don Angelo Chillura, attraverso il suo legale Salvatore Pennica, si oppone alla richiesta della Procura di Agrigento di archiviare l’indagine a carico di un 37enne, ex collaboratore della chiesa Madonna del Rosario. “Non tutti i beni sono stati restituiti e non si e’ trattato di una semplice appropriazione indebita perche’ l’indagato ha trafugato oggetti di grande valore dopo essersi procurato con un inganno le chiavi della cassaforte”, secondo il sacerdote.
Il pubblico ministero Giada Rizzo, concluse le indagini, preso atto dell’atteggiamento collaborativo dell’indagato, che ha un incarico di docenza in un’università siciliana, ha chiesto l’archiviazione “per particolare tenuita’ del fatto” dall’accusa di appropriazione indebita. Gli oggetti trafugati inoltre, messi poi in vendita su internet, sono stati restituiti.
Tesi che l’arciprete, che due anni fa ha denunciato l’episodio ai carabinieri, contesta, tanto da chiedere al gip, attraverso il suo avvocato, di disporre nuove indagini evidenziando la circostanza che l’indagato non ha commesso una semplice appropriazione indebita ma un vero e proprio furto. In quanto si sarebbe fatto consegnare le chiavi della cassaforte da un’altra collaboratrice della chiesa per arraffare calici in argento, mantelli e altri paramenti sacri.
L’indagato, dopo avere ammesso di avere trafugato i beni e averli messi in vendita su una piattaforma on line, si e’ poi attivato chiedendo la restituzione e spendendo, a suo dire, una cifra di circa 17.000 euro. La vicenda approda adesso davanti al gip di Agrigento, Giuseppa Zampino. L’udienza e’ stata fissata per il 21 gennaio: il giudice sentira’ tutte le parti, poi decidera’ se archiviare il procedimento, disporre nuove indagini oppure ordinare l’imputazione coatta.