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A Sciacca Le Vie dei Tesori: visita virtuale a “Ferdinandea” e si entra nel carcere ex convento dei Carmelitani

Si inforcheranno gli oculus per scendere nei fondali fino alla misteriosa Isola Ferdinandea. Si entra nel carcere che un tempo era un convento dei Carmelitani. Si scoprono le regole delle novizie e si seguono sentieri tra le piante officinali. Ci si sentirà esperti viaggiatori consultando le antiche mappe di Sciacca, nobili nei palazzi baronali, ricchi imprenditori nelle dimore borghesi. Questa sesta edizione delle Vie dei Tesori – dal 5 al 20 ottobre – cerca prospettive inedite per riscrivere una narrazione che attraversa Sciacca e i suoi immediati dintorni, alla ricerca di quella città contesa da fenici, greci, cartaginesi e romani, arabi e normanni, svevi e angioini, attratti dalle sue preziose polle di acqua termale. Ognuno ha lasciato un segno, e questo festival li accoglie tutti, trovando anche le tracce dei Peralta, nobili signori del luogo. Una narrazione “verticale” che passa da tredici luoghi, dalle cappelle gentilizie alle “fiuredde” popolari, dai palazzi privati alle cappelle dei pellegrini.

Dal 5 al 20 ottobre, tre weekend, sempre sabato e domenica per un nuovo festival di “riappropriazione della bellezza” che racconta l’intera Isola e che quest’anno è diventato maggiorenne: era il 2006, infatti, quando nasceva la prima edizione a Palermo, dieci luoghi del tutto inattesi in seno all’Università. Da lì in poi il festival Le Vie dei Tesori ha aumentato i suoi visitatori anno dopo anno, si è allargato a tutta l’Isola, ha raggiunto numeri importanti e ha dovuto fare i conti con la pandemia, ma è stato tra le pochissime realtà italiane a non fermarsi mai, ridisegnando ciascuna visita. Nel 2023 il festival ha raggiunto le 250 mila presenze in 17 città, con una ricaduta economica sul territorio che ha superato sette milioni e seicentomila euro. Sciacca lo scorso anno ha sfiorato i 2557 visitatori con una ricaduta economica sul territorio di oltre 102.200 euro.

Dopo aver ammirato i Borghi dei Tesori a maggio scorso, e dopo aver chiuso la prima tranche in dieci città (un grande successo di visitatori tra Enna e LeonforteTrapaniMazara e AlcamoBagheriaTermini ImereseCorleoneMessina e Caltanissetta), le Vie dei Tesori da sabato 5 a domenica 20 ottobre partiranno alla scoperta di altre sei città (con Sciacca, anche Ragusa e Scicli, NotoCariniMarsala); Palermo e Catania occupano come sempre tutto il mese di ottobre. Un festival che costruisce reti: a Ragusa, come nelle altre città, con Unicredit come main sponsor e l’USR (Ufficio Scolastico Regionale) che collabora alla formazione di oltre 500 giovani durante i due mesi di festival. Al festival di Sciacca partecipano l’IISS Don Michele Arena, l’IISS Tommaso Fazello e il liceo scientifico “Enrico Fermi”. Cento giovani che racconteranno il territorio.

Una rassegna che ha saputo creare sinergie e dialogo con Istituzioni dello Stato, Regione, atenei, comuni, Diocesi, gestori privati, proprietari di palazzi nobiliari, senza sottolineare titolarità, il visitatore scopre e ama un luogo, non si chiede a chi appartiene; un festival che ha portato la cultura e la curiosità fuori dai siti istituzionali e dagli atenei, seminando conoscenza; ed è ormai diventato un format rodato, studiato nelle università. Un festival che è stato confermato nel calendario biennale degli eventi di grande richiamo turistico della Regione Siciliana. E riaccoglie il progetto satellite Terre dei Tesori: si potrà andar per cantine, vigneti, frantoi, caseifici, vivai, in collaborazione con l’Assessorato regionale all’Agricoltura

IL PROGRAMMA DI SCIACCA. Il nuovo viaggio delle Vie dei Tesori – costruito sul territorio per il secondo anno dal giornalista Michele Ruvolo – “cammina” su tredici luoghi, alcuni inediti, altri graditi ritorni. Si supererà il ricco portale barocco per entrare nel carcere di media sicurezza che ha sede nell’antico convento dei Carmelitani con le sue leggende legate a un’acqua miracolosa. Nel Complesso Fazello dove c’è il Museo del Mare (voluto da Sebastiano Tusa) con gli oculussi farà una vera immersione “all’asciutto” alla scoperta dell’Isola Ferdinandea, esperienza entusiasmante creata da Marevivo in ambienti in 3D e a 360 gradi. A Palazzo Lazzarinici si sentirà un po’ Rosalia, la dolce “capinera” di verghiana memoria scoprendo come vivevano le “novizie” appena giunte in collegio: una visita teatralizzata dell’associazione La Danza ASD. Eccoci ora tra irogiti e i documenti dell’antico Catasto, esposti eccezionalmente all’Archivio di Stato; o a seguire i meticolosi orafi della gioielleria Nocito che da quattro generazioni intrecciano abbracci in corallo. Le dimore storiche sono splendide: aprono per la prima volta alcune sale di palazzo Tagliavia di San Giacomo, che svetta ancora altero sul mare; non c’è più nulla del lussureggiante giardino di gelsomini che un tempo abbracciava questa dimora che risale al ‘400 (ma l’aspetto attuale è ottocentesco), ma sarà lo stesso uno spettacolo scoprire l’enfilade dei saloni, e la parte che un tempo occupava la Zecca. Ritorna dopo qualche anno nel festival, Palazzo Licata Borsellino, tuttora abitato dai proprietari, anch’esso deve all’800 il suo stile neoclassico: lasciatevi prendere dal naso, perché il profumo di aranci amari conduce a un giardino segreto; e si potrà anche scendere nelle enormi grotte preistoriche, un tempo magazzini. E ritorna anche casa Museo Scaglionedove ci si cala in una collezione ottocentesca “d’ambientazione”, sì, ma nata da un ispettore amante dell’arte.

Palazzo dei Gesuiti si può consultare il fondo antico della Biblioteca, 18 incunaboli, stampati in maggior parte a Venezia, il Libro Rosso e il Libro Verde. Andar per chiese con le confraternite, sì ma scoprendo luoghi dimenticati o chiusi da vent’anni: come la minuscola chiesetta del Carminello, riaperta solo da pochi mesi, dove la restauratrice Ivana Mancino è riuscita a ripulire la statua della Madonnina del Carmelo da pessimi interventi nel ‘900, e riportare alla luce la sua splendente pellicola in foglia d’oro; Saranno una scoperta alcuni luoghi come la chiesa di Sant’Antonio Abate: si supera il bellissimo portale gotico (corroso dal tempo) e si entra in questo oratorio chiuso al culto che in una nicchia racchiude una commovente Crocifissione.Goethe nel suo Grand Tour racconta di questa piccola chiesa, Santa Maria del Riposo, dove si fermavano i pellegriniche, scendendo una mulattiera, raggiungevano il santuario di San Calogero: andrebbe indagata, intanto il festival la riporta alla ribalta, ed entra nella sua unica navata, completamente vuota, ma di grande effetto. Guardandola dall’esterno, nessuno crederebbe che dentro Santa Caterina – fondata nel 1109 dalla contessa normanna Giulietta, ma rifatta nel ’700 e poi nell’800 – ci siano dipinti di valore e due statue in marmo di San Benedetto e Santa Scolastica. Se invece si vuole scoprire il tesoro della chiesa Madre – suppellettili liturgiche, ostensori, reliquie dei santi, tele preziose e ex voto – si deve raggiungere il Mudia, il Museo d’arte sacra; mentre nella chiesa più antica di Sciacca, l’austera San Nicolò La Latina, si scopre il laboratorio dell’artista Lucia Stefanetti. Tra le esperienze di quest’anno, un percorso “olfattivo” tra le piante aromatiche (lasciatevi condurre dal naso, qui c’è un basilico che sa di vaniglia e liquerizia) oppure contate le differenze tra tre diverse cultivar autoctone in un frantoio. 

 Si scenderà con La Excelencia alle famose sorgenti di acque sulfuree terapeutiche che sgorgano alle pendici del Monte Kronio; e proprio lì, ecco le grotte vaporosedove la temperatura si aggira sui 37/39 gradi: è la cavità più profonda della Sicilia. Ma sarà interessante anche individuare una monumentale tomba sicana a grotticella che ricorda un dolmen; rintracciare l’antica città ebraica fino alla sinagoga;cercare tra le celebritombe del cimitero, quelle dei caduti nel disastro del Dixmude, il dirigibile tedesco caduto nel 1923 al largo di Sciacca, lasciandosi condurre da Beatrice, Niny, Giovanna, Cinzia, Giusy ed Ezia, il collettivo di dinamiche amiche di GO Sciacca GO che condurrà anche sul filo delle diverse “fiuredde“, delicate edicolette nate dalla devozione popolare.

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