Le Acciaierie di Sicilia si fermano, troppi alti i costi dell’energia. Due settimane di stop e 500 operai in cassa integrazione. La società del gruppo Alfa Acciai che a Catania produce tondini per il cemento armato aveva messo in moto gli impianti da appena una settimana dopo averli bloccati a giugno e a luglio e per l’intero mese di agosto. L’impresa siderurgica produce 500mila tonnellate di acciaio all’anno con un fatturato di 150 milioni di euro. «La situazione è ormai oltre il dramma – sostiene il segretario provinciale della Ugl metalmeccanici Angelo Mazzeo – Continuano ad arrivare in ditta bollette esorbitanti che, sommate all’ormai ben nota problematica dei vari svantaggi connessi all’insularità, oltre ad una frenata delle commesse (dovuta principalmente alla concorrenza fortissima di altre realtà industriali), stanno rendendo quasi impossibile il mantenimento in vita anche di un’impresa così grande».
Per il sindacato l’imprenditore vorrebbe continuare a lavorare e creare sviluppo, ma deve fare i conti con un incremento di spese di oltre il 200% e con aiuti disposti dallo Stato che non servono neanche a garantire un minimo di sollievo». «Catania non può permettersi di perdere Acciaierie di Sicilia e non solo – aggiunge l’Ugl – ma al contrario dalla nostra città deve alzarsi un potente grido di allarme perché qua si rischia davvero il deserto e la povertà assoluta se le cose continuano in questo modo».
Secondo Fiom e Uil provinciali «nonostante tutto, Regione e Governo continuano a non intervenire e a rimanere in silenzio». “Ormai da tempo si parla di Energy release ed Isole, di energia che in Sicilia e Sardegna costa più che nel resto d’Italia, ma nessuno fa nulla per rimediare a questa stortura. Siamo ormai stanchi. Siamo pronti alla mobilitazione – annunciano Uilm e Fiom – se non arriveranno risposte in tempi brevi. È necessario fare subito qualcosa di concreto o ci ritroveremo ancora una volta a gestire una situazione che rischia di diventare esplosiva».