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Il padre di un detenuto: “Mio figlio malato sta morendo in carcere”. Grave situazione carceraria in Sicilia, ennesima rissa tra detenuti 

Il padre di un giovane detenuto nel carcere di Sciacca, lancia un appello ai microfoni Rai. Da diverse settimane chiede che al figlio gli vengano concessi gli arresti domiciliari sostenendo l’incompatibilità con il regime carcerario. “Mio figlio è malato, pesava oltre cento chili e invece adesso ne pesa settanta. Soffre di diverse patologie, dobbiamo aspettare per forza che muoia?”. 

Il giovane, dopo un periodo nel carcere di Palermo, è stato trasferito nella Casa circondariale saccense. Il ragazzo era stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio per aver aggredito a coltellate un medico per la prescrizione di un farmaco. Il padre si è così rivolto prima all’associazione Antigone e poi anche al garante dei detenuti di Palermo, Pino Apprendi. “Ormai è una candela che si sta spegnendo – dice il genitore – soffre anche della sindrome di Cushing che gli causa la riduzione del tessuto muscolare e osseo”.

Intanto una rissa violentissima è scoppiata tra detenuti, italiani da una parte e stranieri dall’altra all’Istituto penale per Minorenni Malaspina di Palermo. Diversi i contusi ed i feriti. Subito il personale di polizia penitenziaria è prontamente intervenuto per evitare il degenerare della situazione. “Continua la spirale di violenza nelle carceri siciliane”. È il commento del sindacato Sappe che in una nota racconta l’ultimo grave evento, come riferisce Paolo La Corte, segretario del Sindacato autonomo polizia penitenziaria. La Corte evidenzia come “l’ira del personale di polizia è rivolta a tutti coloro che non hanno raccolto e non hanno voluto raccogliere, in questi mesi, i reiterati allarmi del Sappe”. Il sindacalista del Sappe denuncia che i “molteplici i problemi che ogni giorno affronta il personale di polizia maschile e femminile dello stesso istituto. E questo si verifica per la mancanza di personale. Il personale di polizia penitenziaria dell’Ipm Malaspina è ormai piombato nello sconforto più totale perché si sente abbandonato dagli vertici regionali e nazionali dell’amministrazione della giustizia minorile e dalle istituzioni”.

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