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Consulta di Aica: Sindaci siano dichiarati decaduti, hanno creato solo danni! 

Consulta di Aica: “Vi sono serie responsabilità dei Sindaci per i mancati pagamenti delle utenze dei locali e dei servizi comunali (da non confondere con le utenze private dei cittadini, che pagano ciascuno per proprio conto) verso AICA, che hanno creato danno alla medesima AICA. Trattasi di circa € 9 milioni, rilevati da dichiarazioni dei vertici amministrativi di AICA e da documenti pubblici – in particolare descriviamo a grandi linee i valori al 31/12/2023 che si sono ad oggi incrementati: Agrigento e Palma di Montechiaro si attestano ciascuno su € 1.200.000,00; Canicattì supera le € 800.000,00; Sciacca e Licata superano ciascuno le € 700.000,00; Favara e Raffadali superano ciascuno le € 400.000,00; Porto Empedocle e Ravanusa le € 200.000,00 , e poi a seguire tutti gli Altri Comuni nell’ordine dei € 100.000/70.000. Non vi sono assunzioni di responsabilità dei Sindaci dei Comuni nel voler corrispondere ad AICA le somme dovute, quindi stanno danneggiando l’Azienda Pubblica e il patrimonio del demanio pubblico”

La consulta scrive:

Al Presidente Schifani Commissario Delegato alla crisi idrica 

Al Dipartimento della Protezione Civile Regionale 

Al Presidente dell’Assemblea Territoriale Idrica ATI AG9 

e p.c. All’Assessore Regionale all’Energia e ai Servizi di Pubblica Utilità On. Roberto Di Mauro

Al Dipartimento dell’Acqua e dei Rifiuti 

A Sua Eccellenza il Prefetto di Agrigento dott. Filippo Romano

Al Consiglio di Amministrazione di AICA

 Al Direttore Generale di AICA dott. Claudio Guarneri 

Alla Procura della Repubblica di Agrigento Alla Procura Regionale della Corte dei Conti

Oggetto: SINDACI IGNARI DELLE PROPRIE RESPONSABILITA’ SIANO DICHIARATI DECADUTI, SI PROCEDA CON UNA STRUTTURA UNICA IN LORO SOSTITUZIONE.

L’esito del vertice in Prefettura del 14 agosto ha reso plasticamente evidente a tutti la grande inadeguatezza dei sindaci e delle strutture da essi governate o controllate, quali l’ATI (l’ente che governa il Servizio Idrico) e l’AICA, il gestore unico, pubblico e legittimo, del Servizio Idrico in provincia. I numerosi appelli, richiami, moniti, diffide della Consulta nel corso dei suoi due anni di attività hanno sostanzialmente richiamato le responsabilità assegnate ai sindaci, (seduti nelle assemblee di ATI e di AICA) dalla vigente normativa, la quale, con tutta evidenza, se non è sconosciuta alla maggior parte dei primi cittadini, è stata a lungo ignorata.

Oggi non è più possibile nascondersi dietro alibi inconsistenti o continuare a giocare allo scarica barile mentre la nostra popolazione vive da mesi i drammatici effetti della punuria d’acqua.

A seguito del verticie in Prefettura si possono però fare alcune considerazioni che per quanto ci riguarda sono imprescindibili per avviarsi alla risoluzione della grave crisi:

– viene riportato in primo piano il ruolo di responsabilità dei Sindaci della provincia nel governo del Servizio Idrico e non sarà più consentito ai primi cittadini, finalmente, di scaricare le proprie responsabilità sulle inefficienze di altri (AICA, Regione, Giove Pluvio…).

– “AICA SIETE VOI” tuona il direttore della Protezione Civile Salvo Cocina e finalmente,

forse, ad una personalità di tale levatura si può dare ascolto. La Consulta lo afferma dall’inizio e come vedremo più avanti il ruolo dei Sindaci nell’affossare AICA e provocare la sostanziale inefficienza del Gestore è stato determinante.

– Nella enorme produzione di commenti e reazioni a questa vicenda da parte dell’opinione pubblica, qualche buontempone vorrebbe approfittarne per colpire AICA, il Gestore paralizzato dai Sindaci, piuttosto che i Sindaci stessi, i veri responsabili politici del disastro. La Consulta afferma da anni la necessità di salvaguardare la gestione pubblica del servizio, operando però con la necessaria urgenza quei correttivi strutturali che non sono mai arrivati anche per l’estrema debolezza dei vertici dell’azienda, nominati dai Sindaci e da essi sostanzialmente condizionati.

– A parte la sortita del Sindaco di Santo Stefano Di Quisquina, continuano ad essere totalmente avulsi dal dibattito gli altri 7 Comuni salvaguardati, i quali non vengono minimamente toccati dalla crisi, non sono chiamati da nessuna Autorità a dare il loro contributo all’Ambito di cui fanno parte e dal quale hanno ricevuto la salvaguardia in assenza dei dovuti controlli di legge. La Consulta, su questo è stata totalmente inascoltata pur avendo segnalato la necessità, oggi più che mai, di accedere a quelle risorse che l’Ambito ha già disponibili, ma sottratte alla fruizione collettiva.

– Il mese scorso in un’assemblea dei soci di AICA è stato mostrato dal CDA un elenco di 13 pozzi dismessi da riattivare, che avrebbero immesso in rete altri 265 l/s. Dal momento che vi sono i fondi della Protezione Civile ci chiediamo a che punto sia la rifunzionalizzazione di questi pozzi, quanta acqua ad oggi è stata immessa in rete, quanta ancora da immettere e se le procedure propedeutiche da attivare insieme al Genio Civile e all’ASP siano motivo di lungaggini buracratiche e rallentamenti che in questo momento non ci possiamo permettere.

– Dal momento che erano presenti i vertici della Regione e la Prefettura sarebbe stato opportuno affrontare le motivazioni per le quali Siciliacque ha decurtato del 50% la fornitura di acqua al nostro ambito, determinando in gran misura il disastro sociale e collettivo che stiamo vivendo.

La sostanziale irresponsabilità dei Sindaci appare con grande evidenza nella vicenda della Voltano S.p.a. gestore idrico illeggittimo partecipato dai Comuni di Agrigento, Aragona, Comitini, Favara, Joppolo Giancaxio, Porto Empedocle, Raffadali, San Biagio Platani, Sant’Angelo Muxaro e Santa Elisabetta, tutti contemporaneamente Soci del gestore legittimo AICA. Già a partire dal 2009 esistono verbali di consegna delle reti e degli impianti in favore del gestore legittimo, mai concretizzati a causa di una sequela di ricorsi, rinvii e temporeggiamenti molto opportuni per congelare una situazione illegittima dal punto di vista normativo e insostenibile dal punto di vista finanziario. L’ultimo capitolo di questa saga vede la Voltano S.p.a., partecipata dai 10 comuni di cui sopra, ricorrere al Tar per impedire l’insediamento di un commissario regionale, l’ing. Salvatore Pignatone, che dovrebbe ultimare il trasferimento delle utenze (circa 2000) dalla Voltano S.p.a. ad AICA. A chiusura di questo balletto a spese della collettività interviene l’ATI (partecipata dagli stessi Comuni che sono soci della Voltano e di AICA) nel costituirsi in giudizio contro il ricorso della Voltano S.p.a. dinanzi al TAR. MENTRE SI RICORRE E CI SI RINCORRE IL DANNO ECONOMICO CAGIONATO AL GESTORE LEGITTIMO AICA AMMONTA A DIVERSI MILIONI DI EURO. La Voltano S.p.a. deve ad AICA € 2.500.000,00. Sempre la Voltano deve a Siciliacque € 752.505,00 per acqua prelevata e non pagata. Ragion per la quale Siciliacque ha interrotto totalmente la fornitura alla Voltano S.p.a. provocando in seguito l’intervento del Prefetto. Riassumendo, i 10 Sindaci soci della Voltano S.p.a. (contemporaneamente soci di AICA) tengono in piedi un gestore doppione per la distribuzione di acqua a 2000 utenze, le quali andrebbero cedute ad AICA insieme a reti e impianti fin dal primo momento, accumulando un debito di € 3.252.000,00 per insolvenza.

Si intende rappresentare la condizione di morosità da parte degli Enti agrigentini che hanno gestito l’acqua, nei confronti di Siciliacque Spa, emersa anche dagli interventi di S.E. il Prefetto e da relazioni fra il CDA di AICA e la stessa Siciliacque spa – come condizione che ha portato a diminuire le forniture di acqua da parte di Siciliacque SpA.

In sintesi Siciliacque ha fornito acqua da tempo e non ha ricevuto l’incasso delle fatture. Ci si interroga allora su dove abbiano destinato, distratto, sviato i fondi che hanno incassato tali Enti

pubblici agrigentini: che abbiano effettuato spese non previste? Che abbiano dato luogo a gestioni irregolari e scarsamente trasparenti?

Quindi Siciliacque avanza dal sistema di Enti Agrigentini al 31/12/2023 € 31.905.000,00 cifra notevole (ad oggi incrementata), così distinta: a) da AICA € 19.096.165,00; b) Consorzio Tre Sorgenti € 7.529.626,00; c) Consorzio del Voltano € 752.505,00; d) Comune di Palma di Montechiaro € 632.209,00; e) Consorzio di Bonifica Agrigento3 € 884.343,00; f) Ex Girgenti Acque € 3.010.010,00 (a questi aggiungasi altri € 27 milioni andati insoluti). L’ammanco dei fondi degli incassi, sia per AICA, che per Siciliacque non permette a questi di effettuare le manutenzioni straordinarie ed ordinarie sulle reti, acquedotti, invasi, pozzi, che determinano per conseguenza la mancanza di acqua. Questa situazione, in tutta evidenza, è una grave condizione a cui i Sindaci agrigentini soci di questi Enti dovrebbero dare con chiarezza spiegazione. Si consideri altresì che vi sono serie responsabilità dei Sindaci per i mancati pagamenti delle utenze dei locali e dei servizi comunali (da non confondere con le utenze private dei cittadini, che pagano ciascuno per proprio conto) verso AICA, che hanno creato danno alla medesima AICA. Trattasi di circa € 9 milioni, rilevati da dichiarazioni dei vertici amministrativi di AICA e da documenti pubblici – in particolare descriviamo a grandi linee i valori al 31/12/2023 che si sono ad oggi incrementati: Agrigento e Palma di Montechiaro si attestano ciascuno su € 1.200.000,00; Canicattì supera le € 800.000,00; Sciacca e Licata superano ciascuno le € 700.000,00; Favara e Raffadali superano ciascuno le € 400.000,00; Porto Empedocle e Ravanusa le € 200.000,00 , e poi a seguire tutti gli Altri Comuni nell’ordine dei € 100.000/70.000. Non vi sono assunzioni di responsabilità dei Sindaci dei Comuni nel voler corrispondere ad AICA le somme dovute, quindi stanno danneggiando l’Azienda Pubblica e il patrimonio del demanio pubblico.

Dopo l’esito del vertice del 14 agosto alla presenza delle autorità locali e regionali riteniamo non più rinviabile la presa d’atto del fallimento dell’intero sistema di indirizzo e controllo da parte dei Comuni soci, per gravi responsabilità dei medesimi in seno alle assemblee di ATI e di AICA e si ritiene altresì controproducente l’attribuzione di ulteriori responsabilità di risoluzione della crisi a coloro i quali la crisi l’hanno determinata, con gravi omissioni e con concreti atti di ostacolo alle disposizioni di legge (vedi ricorso al TAR della Voltano S.p.a.).

Si chiede, come già fatto in data 21.7.2024, l’attivazione dei poteri sostitutivi ex art. 172 comma 4 del dlgs 152/2006, la valutazione della decadenza dei Sindaci che hanno deliberatamente ostacolato le disposizioni normative provocando incalcolabili danni di ordine economico, finanziario sociale e ambientale, pagato a caro prezzo dalla collettività con l’esplosione della crisi idrica. L’insediamento di una struttura di coordinamento unica, partecipata anche dalla protezione civile, con i poteri necessari a risolvere la crisi nel minor tempo possibile a partire dal rinvenimento delle risorse idriche, presenti e abbondanti sul territorio, ma non adeguatamente sfruttate.

La presente, per quanto di competenza, anche in relazione all’esposto/richiesta di verifica ispettiva del 19/11/2022, viene trasmessa al Signor Procuratore Regionale della Corte dei Conti.

Per la Consulta di AICA il Presidente Alvise Gangarossa

Associazioni aderenti alla Consulta:

Agrigento Punto e a Capo, Associazione Titano, A Testa Alta, Centro Studi De Gasperi, Codacons Sede Provinciale di Agrigento, Comitato Civico Cantavenera, Ethikos Aps, Konsumer – Agrigento.

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