Sanità, CSA sul Decreto Legge Ministeriale: “Un colpo di penna che mette a rischio la qualità”
La Confederazione Sindacale Accreditati (CSA) ha lanciato un allarme riguardo al nuovo decreto legge ministeriale che introduce misure urgenti per le liste d’attesa e nuove disposizioni in materia sanitaria, in vigore dai primi giorni di giugno 2024. In una nota ilCSA ha evidenziato le criticità del decreto, sottolineando che le lunghe liste d’attesa rappresentano una piaga del sistema sanitario che non può essere risolta senza adeguati finanziamenti. Secondo i dirigenti del CSA, Anna Lo Presti presidente, Salvatore Pizzutosegretario e Pietro Miraglia coordinatore “le lunghe liste d’attesa sono una piaga nel sistema sanitario inguaribile se non si finanziano le prestazioni. I cittadini che si recano nelle strutture pubbliche e private accreditate per eseguire esami e prestazioni diagnostiche di rilievo, spesso necessari per diagnosi urgenti, sono costretti ad attendere mesi. Per l’urgenza e la gravità delle patologie, molti pazienti finiscono per rivolgersi a strutture private a pagamento, generando ulteriori disuguaglianze nel sistema”. Il decreto cerca di porre rimedio a questa situazione, ma il CSA critica l’approccio adottato, ritenendo che esso non affronti le radici del problema. Solo finanziando adeguatamente le prestazioni si possono limitare i danni ai pazienti che aspettano risposte mediche urgenti. Particolarmente controverso è l’articolo 17 del decreto, che autorizza le farmacie a erogare prestazioni che fino ad oggi erano di pertinenza esclusiva delle strutture sanitarie specialistiche accreditate e certificate sul territorio. “ Le farmacie non possono essere autorizzate a erogare prestazioni di pertinenza delle strutture specifiche accreditate come i laboratori di analisi cliniche, le strutture di cardiologia, fisiatria e radiologia,” proseguono Lo Presti, Pizzuto e Miraglia. Queste strutture sono dotate di personale altamente specializzato e offrono un servizio capillare ai cittadini. Autorizzare le farmacie a svolgere tali prestazioni, senza la presenza costante di medici, biologi, cardiologi e fisiatri, metterebbe a rischio la qualità e la sicurezza delle cure. Le prestazioni richieste dai medici di famiglia e ospedalieri devono continuare a essere eseguite da professionisti qualificati, che garantiscono la correttezza dei referti, secondo la confederazione. Il decreto, se approvato nella sua forma attuale, provocherebbe danni irreparabili alle strutture accreditate sul territorio, compromettendo anche il piano occupazionale. “Il Ministero della Salute, con questo decreto, rischia di surrogare i professionisti che hanno permesso la sopravvivenza della sanità del territorio,” avverte il CSA. La Confederazione chiede infineun intervento immediato da parte della politica per modificare il provvedimento. In caso contrario, il CSA si dice pronto a impugnare lo stesso in tutte le sedi competenti per tutelare la propria professione e la qualità del servizio offerto ai cittadini. In gioco c’è la salute dei cittadini e la sopravvivenza delle migliaia di strutture sanitarie che operano con dedizione sul territorio. “Non possiamo accettare che con un colpo di penna si comprometta tutto ciò,” conclude il CSA, esortando tutti gli attori politici a prendere una posizione chiara e decisa per proteggere la sanità pubblica e privata accreditata.