“E’ capace di intendere e volere”. Questo l’esito della perizia eseguita da un pool di psichiatri, composto da Osvaldo Azzarelli, Eugenio Auguglia e Maurizio Marguglio, su Adriano Vetro, il bidello favarese di 47 anni, reo confesso dell’omicidio del cardiologo Gaetano Alaimo, ucciso a 62 anni con un colpo di pistola nel suo ambulatorio di via Bassanesi a Favara. I consulenti erano stati nominati dalla Corte di Assise del Tribunale di Agrigento, presieduta da Giuseppe Miceli, per fare luce sulle condizioni dell’imputato. Gli specialisti, che hanno consegnato la relazione alle parti, compariranno in aula il prossimo 6 giugno. Per i tre psichiatri, dunque, Vetro non avrebbe nessun vizio di mente e al momento dell’omicidio era capace di intendere e volere. La richiesta di nuova perizia era stata avanzata dal pubblico ministero Elenia Manno e dai difensori di parte civile, gli avvocati Giuseppe Barba e Vincenzo Caponnetto, legali dei familiari e dell’Ordine dei medici. La difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Santo Lucia e Sergio Baldacchino, sostiene da tempo, l’incapacità di intendere e volere dell’imputato. Una tesi “sposata” anche dal primo consulente nominato dalla Corte di Assise, la psichiatra Cristina Camilleri. Tre perizie agli atti che non erano bastate ad arrivare ad una conclusione. Il bidello favarese è accusato di omicidio aggravato e detenzione di arma clandestina. Il movente sarebbe legato al mancato rilascio di un certificato necessario per il rinnovo della patente di guida.
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