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Opi: Gli infermieri, eroi durante la pandemia, sono ancora in attesa del Premio Covid

“Il ruolo dell’infermiere assume una importanza rilevante nella Medicina del territorio e nell’assistenza sanitaria ai pazienti. Una figura determinante che oggi, purtroppo, si pone al centro di svariate problematiche tra le quali si inserisce la carenza di personale e, nell’Agrigentino, il mancato riconoscimento del Premio Covid nonostante i relativi finanziamenti siano già stati introitati nelle casse della nostra Azienda sanitaria provinciale”.

Con queste parole, Salvatore Occhipinti, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) di Agrigento, fa il punto sulla professione infermieristica sulla quale, talvolta, poco ci si sofferma nonostante sia una figura chiave nell’assistenza sanitaria ospedaliera e territoriale.  

“L’Infermiere è un professionista che si trova a fronteggiare situazioni difficili, dovute a carenze strutturali, organizzative e di organico – prosegue Salvatore Occhipinti – con professionalità, ingegno, impegno e coraggio, sacrificando spesso la propria famiglia e rischiando la propria incolumità a causa, come noto, di aggressioni, per assistere e proteggere le persone più fragili. Un esercito di 445mila infermieri sparsi su tutto il territorio nazionale che ha sicuramente dato un contributo notevole nella lotta contro il Covid ma gli stessi infermieri, definiti eroi, della nostra provincia, stanno ancora aspettando il Premio Covid”.

L’infermiere è determinante nella gestione del paziente, soprattutto con l’istituzione delle Case della comunità e degli Ospedali della comunità che puntano a implementare l’assistenza ai soggetti anziani e pluripatologici e prevedono un‘assistenza nuova rispetto al passato, nella quale la figura dell’infermiere riveste un ruolo fondamentale.

“Sono aumentate le aspettative di vita e tra dieci anni il 35 per cento della popolazione sarà cronico e multipatologico – spiega il presidente Occhipinti – Ecco perché abbiamo bisogno di attivare al più presto i nuovi modelli organizzativi per una sanità a chilometro zero ma, affinché questo sia possibile, occorre reclutare, sul territorio nazionale, ben 20mila infermieri (previsti dal DM 77) da sommare alla carenza attuale per potenziare la Medicina del territorio. Unità operative a gestione infermieristica per eliminare i problemi delle dimissioni complesse e difficili, le Case della salute e le Case di comunità, insieme all’attivazione dell’Infermiere di famiglia, e Comunità per la gestione delle patologie croniche, sono il futuro. Gli ostacoli sono dettati dalla sostenibilità economica (abbiamo più pensionati che giovani). Ma il personale, se solo fosse considerato come una risorsa e non una spesa da tagliare, potrebbe fare la differenza. Esso, infatti, è una variabile determinante del sistema produttivo in sanità. I ricoveri impropri e il trattamento delle cronicità in ospedale giustificati dell’assenza della rete territoriale, invece, sono la vera spesa. Inoltre, per valutare se effettivamente vi è una carenza di personale infermieristico negli ospedali, basterebbe conteggiare lo sforamento del budget dello straordinario, l’utilizzo delle pronte disponibilità quale strumento sostitutivo e non integrativo di turno e le ferie residue. A tutela del diritto alla salute, previsto dall’articolo 32 della Costituzione, e nel rispetto dei Livelli essenziali di assistenza, i cosiddetti Lea – conclude Salvatore Occhipinti – discuteremo di queste problematiche con il commissario straordinario dell’Asp, Giuseppe Capodieci, al quale rinnoviamo il benvenuto e l’augurio di buon lavoro”.

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