“È scandaloso il silenzio della politica di fronte all’ennesimo suicidio verificatosi all’interno delle carceri”. Lo dice Pino Apprendi dell’Osservatorio Antigone Sicilia, l’associazione che si occupa dei diritti e delle garanzie nel sistema penale, commentando la notizia del suicidio di un giovane gambiano, che oggi è stato trovato impiccato nella sua cella del penitenziario di Contrada Cavadonna a Siracusa.
“Si tratta – spiega – del settimo suicidio registrato dall’inizio dell’anno nelle carceri siciliane. Un numero molto elevato se si considera che la popolazione carceraria nell’Isola è di 5.300 detenuti circa. Agli eventi più tragici, poi, si vanno ad aggiungere una notevole quantità di atti di autolesionismo. In entrambi i casi le vittime sono spesso persone giovani, con fragilità psicofisiche e in carcere per reati di lieve entità”.
“Ecco perché in questi casi – conclude Apprendi – riteniamo necessario rivedere il sistema penale per introdurre misure alternative alla detenzione. Il carcere, infatti, in molte circostanze non è la soluzione idonea per l’espiazione della pena e la rieducazione della persona”.
Due suicidi in carcere in meno di quarantotto ore. Un bracciante di 34 anni trovato impiccato a Siracusa, un catanese 44enne morto a Caltagirone. Entrambi con problemi psichiatrici, entrambi – è il sospetto – lasciati senza assistenza alcuna.
D.A., era un gambiano detenuto nel blocco 50 della casa circondariale di Siracusa ed è stato trovato dagli uomini della Polizia penitenziaria nella sua cella, dove si è impiccato. Prima di entrare in carcere, per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, aveva lavorato nei campi intorno a Cassibile come lavoratore stagionale.
Sul caso, è stata avviata un’indagine interna, ma anche la procura di Siracusa ha aperto un fascicolo per accertare eventuali responsabilità.