Di Danila Bonsangue.
Spesso cerchiamo l’eccellenza medica fuori, spesso ci lasciamo condizionare da ciò che viene detto e spesso ci rivolgiamo al privato, non sapendo e non notando che l’eccellenza l’abbiamo in casa. Scrivo questo articolo, non perché mi è stato chiesto ma perché sento il dovere anche di smentire me stessa, per aver dubitato che la sanità pubblica, anche se azzoppata da scellerate scelte politiche, non locali, ma regionali e nazionali, ancora funziona. All’ospedale Barone Lombardo di Canicattì i chirurghi ci sono anche nel pomeriggio e se arrivi lì disperata come è accaduto a me, c’è chi ti può aiutare. La dottoressa Diletta Tinaglia, chirurga dalle mani d’oro, attualmente in servizio al Pronto Soccorso e che spero torni presto in chirurgia, è un’ eccellenza! E tutti dobbiamo saperlo! Non ha aiutato me perché mi conosceva ma ha aiutato una paziente che aveva bisogno di lei. Mi ha accolta con il sorriso, mi ha dato coraggio e forza, non è stata sgarbata o arrogante, pur essendo in “frontiera” al pronto soccorso dove arriva di tutto e dove mi sono anche imbattuta in persone moleste che pur di sbrigarsi, non avendo nulla di grave, apparentemente, minacciano chi lavora sodo. La dottoressa Tinaglia ha usato la sua maestria da chirurgo, appresa da grandi medici come i dottori Troiano e Zanchi, e ha risolto un problema che un privato a pagamento aveva peggiorato. Avevo paura e sentivo dolore fisico ma il suo sorriso e la sua dolcezza mi hanno rassicurata. L’intervento è durato qualche ora ma sento che è andata bene, perché la sentivo parlare, sentivo la sua padronanza d’azione mentre operava, capivo che sapeva bene cosa dovesse fare. Mi sono sentita al sicuro, tra le mura del “mio ospedale “. Scrivo questo articolo ancora dolorante e forse non lo scrivo nemmeno bene, sono ancora tramortita e mi scuso con chi legge ma spero arrivi il messaggio che voglio lanciare. Basta demonizzare ciò che abbiamo, ci sono medici al Barone Lombardo che fanno turni massacranti e che ti accolgono con il sorriso, ci sono infermieri come Valeria che non mi ha lasciato la mano un secondo e che non è andata via pur avendo finito il turno e anche lei non mi conosceva. Manifestiamo per potenziare la sanità, questo sì, ma non facciamo mai più passare il messaggio che la colpa sia del personale sanitario o dei politici locali che poco contano nei tagli scellerati alla sanità pubblica messi in atto da chi sta ai piani “alti”. Dico di stare attenti a fare passare messaggi sbagliati perché vedere una dolce, garbata dottoressa che si spacca la schiena al pronto soccorso, insultata da qualche “ubriaco di turno” che aveva fretta mi ha fatto male da paziente, cittadina e donna. Ho anche notato l’impegno del Direttore sanitario di presidio il dottor Giuseppe Augello nel salvare il nostro ospedale. Non sono stata lì solo un giorno per notare tutto ciò ma da due settimane vado e vengo. Anche il sindaco Vincenzo Corbo, il presidente del consiglio comunale Mimmo Licata, il consigliere Lillo Restivo, si stanno muovendo per il Barone Lombardo, non manifestano ma lavorano in silenzio. So che scrivendo questo articolo riceverò insulti e antipatie da chi pensa che è tutto un disastro ma è mio dovere da giornalista che ha attaccato pesantemente sulla vicenda ospedale, intervenire dicendo che non tutto è come viene descritto. È vero manca personale, è vero mancano servizi e reparti ma bisogna amare e apprezzare ciò che ancora abbiamo e lottare uniti, senza colpevolizzare nessuno, per ottenere ciò che serve, ricordando però che in tutta Italia la sanità pubblica sta collassando. Andiamo a Palermo e a Roma a manifestare, chiediamo che venga abolito il numero chiuso in medicina, che i medici e gli operatori vengano pagati e valorizzati come meritano, che non vengano più posti sotto stress o minacciati. Chiudo con un grazie di cuore alla dottoressa Tinaglia e al mio ospedale “Barone Lombardo “