L’IMPROVVISA SCOMPARSA DELLA PROF. WILMA GRECO AD AGRIGENTO LASCIA ATTONITI E CONFUSI. SCOMPARE UNA PERSONA DI SPESSORE UMANO E CULTURALE SEMPRE IMPEGNATA NEL SOCIALE E NEL RECUPERO DELL’UMANITÀ CARCERARIA.
Svanire nel nulla. Così, per un alito di respiro che da un momento all’altro cessa. E Wilma era alito di vento fresco. Mi piace ricordarla sempre allegra ma fortemente e saldamente legata a tutto ciò che faceva. Aveva la capacità di affrontare tutto con il sorriso dell’intelligenza e il rigore e la forza che la sua missione-professione le trasmetteva.
Wilma da ragazza è stata sempre eccezionale. Impegnata nel volontariato cercava di dare il massimo aiutando “realmente” e con tutta l’anima chiunque aveva bisogno. Laurea in lingue e un percorso di insegnamento non certamente banale. Non ho mai capito se era un lavoro, una missione o un volontariato. La sua era un’opera che andava ben oltre l’insegnamento. Il carcere. Wilma insegnava nel carcere di Petrusa, ma non solo. Faceva opera di volontariato, cercava di seguire i più sfortunati donando loro quanto di più elevato si possa immaginare: la bellezza della cultura. E Wilma era un concentrato di simpatia, di carica umana, di preparazione, di determinazione. Cercava in tutti i modi di offrire delle opportunità diverse a chi, nella vita, non aveva avuto nulla. Incoraggiava all’espressione artistica i detenuti, alla lettura, alla scrittura.
La sua professione-missione era affrontata con grande rigore che veniva sempre orientato dalla sua incommensurabile umanità. Studiava sempre e si aggiornava continuamente. Ha avuto importanti riconoscimenti in ambito accademico e in campo sociale. Ultimamente cominciavano ad arrivare riconoscimenti e soddisfazioni anche in campo letterario. I suoi scritti costituiscono materiale didascalico carico di esperienze dirette. Vita vissuta nel mondo carcerario e nel disagio umano.
Da anni faceva parte della nostra famiglia del Concorso di poesia “Il Parnaso – Premio Angelo La Vecchia”; era giurata attenta ma rigorosa di tutte le poesie che arrivavano ma non solo. Incoraggiava i detenuti a partecipare al Concorso e da bravissima insegnante riusciva a realizzare dei veri e propri miracoli.
Ci eravamo sentiti qualche giorno fa per iniziare a parlare della manifestazione finale del Concorso. Lei non lo sapeva ancora ma avevamo deciso di premiare un suo commento critico ad una poesia dal titolo “Tempo” che veniva proprio dal carcere: “Scrivere del tempo in carcere non è semplice, perché vissuto come tempo sprecato rubato alla vita. Questi versi, pur nella loro durezza e nella mancanza di conoscenza delle regole che sottostanno ad un buon componimento poetico, toccano l’anima e dimostrano che la scrittura è mezzo di redenzione aldilà della retorica che la bellezza salverà il mondo”.
Wilma scompare ma rimane dentro di noi la sua bellezza. La sua grande bellezza che non finiremo mai di lodare e ricordare con gli occhi rivolti al cielo e il dolore, tanto dolore, che ci inchioda in questa vita.
(Calogero La Vecchia)