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Licata. Appello per una revisione del Regolamento Tari: Spegnendosi le insegne, si spegne una città 

Oggi presenti alla Commissione affari generali del comune di Licata:  Francesco Gallí presidente della delegazione di Licata, Francesco Picarella vice presidente regionale di Federalberghi e Antonio Giardina direttore di Confcommercio Agrigento.

Il Comune di Licata si appresta ad approvare il “Regolamento disciplinante misure preventive per sostenere il contrasto all’evasione dei tributi locali – Tari”, ma le sanzioni previste appaiono “irragionevoli”.

Prima di entrare nel merito della discussione sul nuovo Regolamento che il Comune intende approvare per contrastare l’evasione dei tributi locali, sgombriamo il campo da qualsiasi equivoco: sul fatto che i tributi, locali e non, vanno pagati, c’è piena e assoluta convergenza con l’amministrazione.

Ciò premesso, il problema del mancato pagamento dei tributi dovuti è materia complessa e non si può che essere favorevoli e fiduciosi quando un Comune decide di intensificare i controlli, che di fatto premiano i contribuenti virtuosi che hanno sempre fatto il proprio dovere. Ovviamente, quando i controlli investono le categorie produttive, devono essere rigorosi ed estendersi a tutti gli aspetti che interessano tale settore, a cominciare ad esempio dai controlli, altrettanto rigorosi, sull’abusivismo commerciale che è una delle piaghe che minano la sana economia cittadina e che, ovviamente conduce ad una concorrenza sleale proprio facendo leva sull’inesistenza degli abusivi nell’anagrafe tributaria.

Su questi, come su altri temi, i corpi intermedi, le associazioni datoriali, cercano sempre un dialogo con le amministrazioni locali, nel tentativo di contemperare le diverse esigenze, nella consapevolezza che le istituzioni e i commercianti non sono parti contrapposte, bensì unite nella ricerca di soluzioni per il bene comune. A volte, purtroppo, non si riesce a dialogare proficuamente e ciò può contribuire ad alimentare un clima di sfiducia che non fa bene a nessuno. Ma oggi più che mai serve un atteggiamento propositivo e disponibile al dialogo, affinché ci si riappropri del dibattito su temi così importanti per l’intera comunità.

Dobbiamo purtroppo affermare che la definizione del “Regolamento disciplinante misure preventive per sostenere il contrasto dell’evasione dei tributi locali”, che sarà portato al consiglio comunale di Licata il prossimo 8 agosto, non muove da tali presupposti, ma auspichiamo che, pur nella ristrettezza dei tempi, ci siano ancora i margini per una proficua e serena discussione migliorativa. La decisione presa dall’Amministrazione Comunale di Licata di prevedere nel nuovo Regolamento delle procedure che potrebbero portare alla revoca della licenza o al diniego delle autorizzazioni per l’avvio di nuove attività, in questo particolare e attanagliante periodo storico per le attività commerciali e produttive, desta motivate preoccupazioni, in quanto potrebbe minare la sostenibilità aziendale e quindi l’economia familiare di migliaia di cittadini licatesi. Inoltre, la sospensione delle autorizzazioni commerciali non rappresenterebbe un vantaggio per nessuno e farebbe ulteriormente deprimere il PIL di questa città e le stesse entrate del Comune. Il rischio concreto è di entrare in un vortice negativo che andrebbe a stroncare le possibilità di risanamento del contribuente moroso e, a lungo andare, provocare il collasso del comparto economico e dell’economia legale, portando ad una desertificazione commerciale e produttiva che andrebbe a danneggiare la comunità nel suo complesso. Finirebbero per sopravvivere, per assurdo, soltanto quegli abusivi che, di fatto, sono la concausa del mancato pagamento dei tributi, privando i cittadini di quelle tutele che li proteggono da frodi e rischi di vario genere.

Riteniamo che le istituzioni tutte, nazionali e locali, devono essere motivate dal dover infondere fiducia, attuando misure e aiuti concreti per le aziende affinché possano contribuire fattivamente a rimanere in vita ed evitare quindi un disastro economico e sociale senza precedenti. Quindi, dovrebbero essere escluse misure afflittive e punitive a danno dei propri cittadini che con tante sofferenze, oggi più che mai, cercano di portare avanti le proprie aziende, fonte di sostegno familiare, per sé stessi e per i propri dipendenti. Debbono anzi ricercarsi soluzioni eque e sostenibili per il contribuente e di cui potrebbe avvantaggiarsi anche il Comune, che deve ovviamente mirare a recuperare i tributi non incassati, e non all’annullamento (di fatto) del debitore.

Il nuovo Regolamento sembra invece essere contrario a tale presupposto, facendo pensare che si voglia piuttosto mettere in atto un pesante deterrente, nella consapevolezza che difficilmente potrà incidere nella risoluzione del problema di fondo e che, anzi, potrebbe aprire la strada a contenziosi che si preannunciano già senza vincitori né vinti.

Le varie criticità osservate, ci portano ad esprimere forti perplessità di ordine generale sulla ratio del Regolamento sotto il profilo della sua efficacia e della rispondenza agli obiettivi perseguiti che dovrebbero indurre ad un suo ripensamento.

Qui non si vuol negare il diritto/dovere del Comune di dotarsi, e quindi applicare, ogni strumento utile e necessario a regolamentare le diverse attività, affinché possa garantirsi la condizione ottimale per operare in serenità e nel rispetto dei luoghi e delle norme e al contempo garantire i migliori standard possibili. Ma al tempo stesso, gli “strumenti” utilizzati devono essere consoni, efficaci, efficienti, pienamente legittimi e, soprattutto, devono evitare effetti più negativi delle problematiche che vogliono risolvere.

Ricordiamoci che spegnendosi le insegne, si spengono inevitabilmente le luci che illuminano la città.

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