La Corte di Appello di Palermo ha confermato la sentenza di condanna a due anni, due mesi e venti giorni di reclusione nei confronti di un diciassettenne nisseno per il reato di omicidio del consenziente in seguito alla morte di Mirko La Mendola, di Caltanissetta, suicidatosi a 26 anni la sera del 25 agosto sulla spiaggia di “Punta Grande” tra Porto Empedocle e Realmonte.
Questa la ricostruzione degli inquirenti accolta parzialmente dal tribunale dei minori: durante la settimana compresa tra il 18 e il 25 agosto scorsi, La Mendola si recò a Roma per sostenere le prove per l’accesso alla Polizia di Stato, carriera alla quale aspirava più di ogni altra cosa. Si trattava dell’ultimo tentativo possibile per raggiunti limiti d’età. Dopo aver superato le prime prove il 23 agosto, però, fu giudicato non idoneo, vendendo così svanire la possibilità di coronare il proprio sogno. Accantonata anche l’idea di proporre un ricorso contro l’esclusione, il giovane profondamente deluso e frustrato, ancora prima di fare rientro a Caltanissetta da Roma, avrebbe maturato la volontà di farla finita (già velatamente avanzata in una serie di messaggi prima della partenza per il concorso), condividendola con l’amico minorenne. “I due si sono scambiati numerosi e dettagliati messaggi – hanno spiegato gli investigatori durante l’esecuzione della misura cautelare -, nei quali veniva programmata la realizzazione del suicidio, che avrebbe visto partecipare attivamente anche il minorenne”. Fu deciso il giorno, il luogo e l’utilizzo dell’arma da fuoco legalmente detenuta dalla vittima. Pochi minuti prima di compiere l’insano gesto, La Mendola lasciò una serie di drammatici messaggi vocali per salutare alcuni amici e le persone che gli erano state vicine, mentre il minorenne era lì con lui.