Francesco Agati: La mostra di Ulisse a Gela, attrae turisti, appassionati e studiosi.
La mostra “ULISSE IN SICILIA A GELA” sta avendo un grande successo centinaia i turisti di nazionalità tedesca, francese e maltese in questi giorni nella città del Golfo.
La nave greca affondata il V secolo a.C., realizzata in legno di leccio trovata in Contrada Bulala a Gela attrae studiosi, curiosi, e turisti di tutte le età.
La reception è eccezionale gli archeologi presenti distinti e preparati seguono e spiegano passo per passo le avventure di Ulisse tra Lipari e Acitrezza, le antiche testimonianze sono uniche, eccezionali, irripetibili, non si può perdere una mostra culturale così importante.
Mio nipote ha approfondito gli studi effettuati, constatando la bellezza di oggetti, ornamenti, armamenti di 2700 anni fa, scoprendo che Ulisse e l’odissea fu ripresa nel 1800 e trascritta da molte case editrici del nord Europa, ecco perché da allora visitano i luoghi dei nostri antenati tutte le estati. Tra questi luoghi ora abbiamo Gela delle meraviglie.
Dalla preparazione dell’archeologa G. Chiarezza, grandi e piccoli abbiamo appreso:
I Greci furono dei grandi viaggiatori, tutta la loro vita fu proiettata sul mare e sulle conquiste nel mediterraneo, amavano colonizzare le città di costa come Gela che fu tra le città agricole satelliti più importanti del mediterraneo.
La nave commerciale trovata a Gela nel mare di Bulala emoziona, non è solo ritrovamento dell’imbarcazione, 2700 anni morivano decine di marinai lasciando per sempre figli, mogli, mai sapranno che fine hanno fatto. Quella nave non è solo legno assemblato e ricucito racchiude il triste destino di commercianti e marinari, che con il loro naufragio stanno portando turismo e ricchezza a Gela.
I marinai di 2700 anni fa navigano seguendo in mare le vie indicategli dagli astri (cfr. Od,. V, 270-278). Versi densi di significati e di significazioni, ma forse insufficienti per definire una “marineria omerica”. Si prega sempre sulla nave si implicavano gli Dei, non servì. In questo viaggio centinaia le anfore di vino e olio ritrovate sepolte con la nave costruita prevalentemente con leccio.
Il relitto recuperato da Francesco Cassarino per quando importante, non è il solo il Golfo di Gela nasconde ancora sette navi di epoca diversa compreso un Galeone che devono essere recuperate.
Quale ideatore del “Progetto Gelone” e “Interporto Gela” penso che in Contrada Bulala potesse esserci un approdo, troppe imbarcazioni affondate in quella zona, la geologia del posto in C.da Bulala risulta essere esclusivamente sabbiosa, un’area vasta con milioni di metri cubi di sabbia che si spostano e ricoprono tutto in pochi giorni con il vento o le mareggiate, figuriamoci in millenni. (La dorata sabbia di Gela potrebbe avere seppellito un antico porto in C.da Bulala. È una mia ipotesi).
I reperti recuperati fino ad oggi nel mare di Gela una parte irrisoria della potenza e ricchezza dell’antica Gela. Il fondale è pieno di reperti tutti da mettere alla luce, a Gela si trova vasellame greco nel terriccio dei vasi di basilico.
La Sicilia, per la sua posizione privilegiata, fu partecipe sin dalla preistoria delle principali rotte che attraversano il Mediterraneo.
I rapporti tra Greci e la Sicilia sono datate all’Età del bronzo e si intensificano a partire dall’VIII secolo a.C. Nel 734 a.C.
Il grande fenomeno della “colonizzazione” dell’isola. Investe la Sicilia dalle coste: quella ionica, sulla quale vengono fondate Naxos e Siracusa.
Le ultime colonie doriche vennero fondate da Greci delle isole più meridionali dell’Egeo, Creta, Rodi e Telo, presso foci fluviali, venuta meno l’accessibilità a porti naturali e in ragione di obiettivi nuovi, non più solo commerciali, quanto di sfruttamento agricolo, come nel caso di Gela, fondata nel 688 a.C.
La nave greca arcaica di Gela, eccezionale reperto, misurra 17,00 metri di lunghezza × 5,00 circa larghezza. I ritrovamento nel Golfo di Gela forniscono puntuali indicazioni circa i carichi e, quindi, i commerci e le rotte e la vita di bordo.
Grazie al Parco archeologico di Gela, e alle Soprintendenze di Caltanissetta, vengono documentati alcuni preziosi oggetti di carico.
Alcuni appartenenti alla stessa nave arcaica, altri ritrovati nella stessa area, come i favolosi e rarissimi lingotti di oricalco, l’oro di Atlantide, di cui parla Platone nel suo ultimo dialogo, Crizia. L’oricalco di Gela è il più antico mai scoperto fino ad oggi, non esistono confronti.
Da sinistra a destra: Dott. Francesco Agati (appassionato), Emanuele R. (Studente), G. Chiarezza (Archeologa) con veste di illustratrice.