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Messina Denaro: Trovato taccuino mastro. Non è escluso che siano stati portati via documenti dopo l’arresto 

“Non siamo in grado di dire se qualcuno sia andato prima. Mi auguro che se ci sia stato qualcuno abbia lasciato qualche traccia. È un’ ipotesi, ma allo stato non siamo in grado di confermarla”. Lo ha detto il comandante del Ros, Pasquale Angelosanto, a Porta a Porta, su Rai1, rispondendo in merito all’eventualità che qualcuno possa essere entrato nei covi di Messina Denaro subito dopo il suo arresto e prima degli investigatori, portando via documenti importanti.

“Sta passando l’immagine distorta di un’intera comunità a protezione e a disposizione di questo mafioso. È un’immagine che respingo con forza, perché penalizza una cittadina fatta di tante persone perbene. Io per primo chiedo alle forze dell’ordine e alla magistratura di fare piazza pulita, di liberare questo paese e i suoi cittadini onesti per fare in modo che possano vivere una liberazione e un riscatto, che non debbano più subire una simile onta”. A dirlo è il sindaco di Campobello di Mazara, Giuseppe Castiglione. 

“Chi ha coperto e favorito questo criminale, che finalmente sta in carcere, va assicurato alla giustizia, ma non è possibile gettare fango su un intero paese”, aggiunge, sottolineando che “probabilmente vedendolo fugacemente, per strada, al bar neppure io l’avrei riconosciuto”. Adesso che il volto dell’ex primula rossa è noto, a distanza di alcuni giorni dall’arresto, però, qualcuno in paese dice di averlo visto. Nel quartiere in cui ha abitato negli ultimi mesi il padrino di Castelvetrano non si nascondeva affatto. Pare girasse da solo per fare la spesa o andare al bar, presentandosi come “Francesco, medico anestesista”.

C’e’ un “taccuino mastro” tra i reperti rinvenuti e sequestrati nel “rifugio” utilizzato da Matteo Messina Denaro in via CB 31 a Campobello di Mazara. Numeri, nomi, sigle. Non si sa ancora molto del contenuto, che dovrà essere decifrato, ma per gli inquirenti potrebbe trattarsi di un ‘reperto’ molto importante.

Mentre proseguono – praticamente senza sosta – le indagini del Ros dei carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica di Palermo, in particolare per individuare fiancheggiatori e favoreggiatori di cui ha potuto usufruire il latitante, diversi spunti provengono da questo taccuino che farebbe emergere una fitta rete di relazioni, anche sentimentali, che avrebbe intrattenuto negli ultimi mesi. Ma – sempre analizzando gli appunti – alcuni risalirebbero anche al 2016.

Proseguendo le ispezioni in via CB 31 gli investigatori hanno trovato un “ambiente occultato” in cui vi era altra documentazione, tra cui svariati “pizzini” con nomi, numeri di telefono, spese di viaggio. Nel secondo “covo” – in via Toselli – hanno terminato i rilievi scientifici nel vano blindato, nascosto da una porta blindata e occultato da un armadio, alla ricerca di tracce organiche e impronte digitali. L’esito non e’ ancora stato consegnato ma alcune impronte sarebbero state rilevate e si attende il riscontro. A coordinare le indagini il procuratore della Repubblica, Maurizio de Lucia e l’aggiunto Paolo Guido.

Il boss Matteo Messina Denaro ha formalizzato la nomina dell’avvocato Lorenza Guttadauro, nipote del boss. La decisione e’ stata comunicata oggi nel corso dell’udienza nell’aula bunker del carcere di Caltanissetta, davanti alla Corte d’Assise d’Appello, dove e’ imputato perche’ accusato di essere uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio.

L’ex latitante ha rinunciato a presenziare all’udienza. La corte aveva predisposto il collegamento dal carcere de L’Aquila, dove e’ detenuto, ma la sua sedia nella struttura di massima sicurezza e’ rimasta vuota.

Oggi l’avvocata Guttadauro e’ stata sostituita dall’avvocato d’ufficio Salvatore Baglio che ha chiesto la concessione di un termine a difesa rappresentando che la notifica dell’ordinanza cautelare all’imputato e la contestuale nomina dell’avvocato di fiducia e’ avvenuta oggi. L’udienza e’ stata rinviata al 9 marzo. 

Intanto slitta la prima seduta di chemioterapia in carcere per Messina Denaro. Era tutto pronto nella stanza dove sarà curato, proprio di fronte alla sua cella in modo da limitare potenziali contatti con altri detenuti, ma all’ultimo momento il boss avrebbe richiesto un intervento del medico. In carcere è quindi tornato il professor Luciano Mutti, primario del reparto a gestione universitaria dell’ospedale de L’Aquila, che lo ha visto oggi per la seconda volta. Sono adesso in corso di approfondimento le valutazioni della documentazione medica in possesso del paziente, risultati di nuovi esami e ulteriori verifiche per stabilire, a questo punto, quando effettuare la somministrazione di chemioterapia.

“Io non sapevo nemmeno lontanamente che fosse Matteo Messina Denaro, solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss”. Si è difeso così Giovanni Luppino, l’autista del super latitante arrestato lunedì scorso a Palermo mentre lo accompagnava alla clinica la Maddalena.

Lo ha detto il suo difensore, l’avvocato Giuseppe Ferro, al termine dell’udienza di convalida davanti al Gip Fabio Pilato che ha convalidato l’arresto. L’indagato risponde di procurata inosservanza della pena e favoreggiamento aggravati dal metodo mafioso. Luppino, 59 anni, commerciante di olive, ha sostenuto di non conoscere Messina Denaro, che gli era stato presentato come cognato di Andrea Bonafede, e di averlo accompagnato perchè doveva sottoporsi alla chemioterapia.

I Carabinieri del Ros hanno perquisito l’abitazione della madre di Andrea Bonafede, il geometra che avrebbe prestato la sua identità all’ormai ex superlatitante Matteo Messina Denaro. L’appartamento è stato posto sotto sequestro. Si trova al pianterreno di un fabbricato a pochi metri in linea d’aria dal secondo covo del boss scoperto a Campobello di Mazara, e pare fosse disabitato da tempo.

La Polizia ha trovato un terzo covo di Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara, nel Trapanese. Il nascondiglio si trova in via san Giovanni tratto tra via Santa Croce e via Vaccarello. Stando alle prime informazioni disponibili, l’appartamento scoperto questo pomeriggio risulta vuoto, e verranno comunque effettuati controlli con georadar per verificare se nell’immobile ci siano stanze segrete. Indagini sono in corso per confermare l’identità del proprietario, il cui nome sarebbe Giuseppe Pacino, da 40 anni in Svizzera. La casa risulterebbe in vendita. A quanto pare, il terzo covo di Matteo Messina Denaro è un appartamento in cui il boss abitava prima di trasferirsi nella casa di vicolo San Vito. La Polizia di Stato è riuscita ad arrivarci attraverso chi gli ha fatto il trasloco per andare nella casa in cui ha vissuto fino a pochi giorni fa. Se n’è andato da quella abitazione ai primi di giugno.

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