
“Agrigento Capitale Italiana della Cultura, una cosa bellissima sulla carta, ma fallimentare nei fatti”. E’ durissimo l’attacco di Matteo Renzi contro la gestione degli eventi per Agrigento 2025.A Casa Diodoros lungo la via Sacra, a pochi passi dal tempio della Concordia, Matteo Renzi, il segretario nazionale di Italia Viva, ha tenuto una conferenza stampa di venti minuti.
L’ex Presidente del Consiglio è tornato nella città siciliana accompagnato dal deputato Davide Faraone, dalla senatrice Dafne Musolino e da Roberta Lala, dirigente locale di Italia Viva. Durante l’incontro il leader di italia Viva ha espresso un giudizio nettamente negativo sulla gestione di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, ma anche per affrontare temi cruciali di respiro nazionale come immigrazione, sanità, infrastrutture e governance politica. Un intervento denso, articolato, con toni severi e non privi di provocazioni, rivolto sia al governo nazionale guidato da Giorgia Meloni che alle autorità locali. Capitale italiana della cultura, un’occasione sprecata?
Renzi ha puntato il dito contro la gestione della nomina di Agrigento a Capitale Italiana della Cultura. Il leader di Italia Vivaha denunciato anche ritardi nei lavori pubblici, strade rattoppate all’ultimo minuto, assenza di progettualità, e scelte discutibili nel programma culturale. Tra le critiche, spicca l’ironia sulla vicenda dei tombini asfaltati alla vigilia della visita del Presidente Mattarella, una situazione che, secondo Renzi, ha alimentato il sarcasmo nazionale. Le accuse a Giorgia Meloni: comunicazione vs. governo
Uno dei passaggi più duri è stato riservato alla Presidente del Consiglio. Secondo Renzi, Giorgia Meloni è abile nella comunicazione, nell’uso dei social, nel marketing politico, ma incapace di governare con efficacia. “La responsabilità del fallimento di Agrigento Capitale della Cultura è sua. È brava a fare l’influencer, ma governare è un’altra cosa”. Ha messo poi in evidenza che la comunicazione governativa viene spesso usata per coprire le inefficienze, in particolare nel Sud Italia. “Meloni fa annunci, ma poi i problemi restano irrisolti. Non basta vincere le elezioni se poi non si amministra con serietà”, ha dichiarato. Il dramma dei migranti: “In mare si salvano le persone”
Il leader di Italia Viva ha poi toccato un tema tra i più sensibili: l’immigrazione. Con un riferimento esplicito alla tragedia di Cutro, criticando la narrazione politica fondata sulla paura, accusando il governo di fare silenzio davanti ai morti nel Mediterraneo. “Quando sono in mare, le persone si salvano. Questo è il segno della nostra cultura, della nostra civiltà”, ha affermato con fermezza. Secondo l’ex premier, la soluzione passa per una politica migratoria europea strutturata, capace di prevenire le partenze illegali ma anche di accogliere nel rispetto delle regole chi arriva. Un modello distante sia dai respingimenti indiscriminati che dall’accoglienza senza controllo. Sanità in crisi: il caso simbolico della paziente oncologica
Renzi ha affrontato anche la questione della sanità pubblica, con toni accesi contro il recente decreto legge sulle liste d’attesavarato in piena campagna elettorale. “Un provvedimento inutile, che non ha cambiato nulla. Abbiamo l’esempio di una donna oncologica che ha aspettato otto mesi per ricevere assistenza a Mazara del Vallo. Otto mesi, mentre il decreto doveva entrare subito in vigore”, ha spiegato. Secondo il leader di Italia Viva, la sanità italiana vive un profondo stato di abbandono, aggravato dal fatto che i provvedimenti annunciati con enfasi mediatica non si traducono in cambiamenti reali. Tombini, strade e frane: l’infrastruttura fantasma di Agrigento
Il tema delle infrastrutture è stato centrale nel discorso di Renzi. La situazione ad Agrigento, ha sottolineato, è drammatica: strade franate, viabilità compromessa, urbanistica inadeguata. “Come si può riasfaltare il giorno prima dell’arrivo di Mattarella coprendo i tombini? Una settimana dopo non sapevano neanche dove fossero più. È una barzelletta”, ha dichiarato. La critica non ha risparmiato neanche il sindaco e il presidente della Regione: “Non si può dare tutta la colpa al governo centrale. Se non hai fatto i progetti, se la gestione è carente, la responsabilità è anche locale. È il momento di dire le cose come stanno”. L’acqua c’è, mancano i tubi: l’irrisolto problema idrico siciliano
Tra i problemi cronici della Sicilia, Renzi ha riportato all’attenzione l’emergenza idrica. “L’acqua in Sicilia non manca. Mancano le infrastrutture idriche, gli investimenti, la capacità di utilizzare le risorse”, ha affermato. Ha ricordato che durante il suo governo fu firmato un piano da 6 miliardi di euro, destinato anche a questo comparto. A distanza di nove anni, la realtà è desolante. I fondi sono stati spesi solo in parte minima, mentre la rete idrica perde fino al 60% dell’acqua. “È una vergogna che grida vendetta”, ha commentato, invitando a fare chiarezza su come e dove sono stati utilizzati quei finanziamenti. Il ponte sullo Stretto: priorità o follia?
Il ponte sullo Stretto torna a essere un tema divisivo. Renzi, pur non contrario al progetto in sé, ha denunciato la scelta di dirottare i fondi per le infrastrutture essenziali verso un’opera di cui non si conosce ancora il reale impatto. “Anche chi è favorevole al ponte, sa che prima servono strade, ferrovie, infrastrutture idriche. Solo dopo si può parlare del ponte come opportunità”. Secondo Renzi, se per costruire il ponte si deviano i fondi di coesione, sottraendoli a scuole, ospedali e reti idriche, “si è totalmente fuori di testa”. Il messaggio è chiaro: prima il necessario, poi il simbolico.
Agrigento tra turismo mordi e fuggi e potenziale inespresso
Agrigento, secondo Renzi, ha tutte le carte in regola per diventare un polo culturale internazionale. I paesaggi mozzafiato, la Valle dei Templi, la presenza di eventi di rilevanza mondiale come il Google Campsono segnali di un enorme potenziale ancora inespresso. Eppure, il turismo nella zona resta superficiale, senza una strategia a lungo termine. Le infrastrutture carenti, la mancanza di una rete logistica moderna, le politiche culturali poco attrattive, trasformano quello che dovrebbe essere un gioiello del Mediterraneo in una stazione di passaggio. Regione Sicilia, Schifani e il fallimento amministrativo
L’attacco finale di Renzi si è diretto contro la Regione Sicilia e il presidente Renato Schifani, definito “molto politichese e poco concreto”. Per il fondatore di Italia Viva, la crisi interna di Fratelli d’Italia e il blocco amministrativo regionale sono il simbolo del fallimento del centrodestra. “Schifani non ha avviato nulla. Speravo facesse partire qualcosa. Invece, nulla di concreto. La Regione non funziona, e i cittadini lo stanno capendo. Il gasolioaumenta, le pensioni restano ferme. La disillusione cresce”, ha concluso.
Subito dopo Roberta Lala, dirigente locale di Italia Viva ha richiamato l’attenzione sulla mancata innovazione degli eventi per Agrigento 2025: “Nel programma sono state inserite feste che già esistevano da decenni, come la Sagra del Mandorlo in Fiore. Nessuna novità, nessuna visione, solo una cultura riciclata”. Lala ha parlato apertamente di delusione collettiva e di un turismo mordi e fuggiche non lascia benefici duraturi sul territorio.
Di Elio Di Bella ( Agrigento Oggi)