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Estorsione ad imprenditore di Favara mentre era latitante: indagato il boss Falsone 

Il boss ergastolano Giuseppe Falsone, di Campobello di Licata, in carcere da circa 15 anni, dopo undici anni di latitanza, è indagato di un’estorsione di 13 mila euro ai danni di un imprenditore di Favara che stava per acquistare un impianto di calcestruzzo nella zona di Sutera. La Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta ha chiuso le indagine e fatto notificare la nuova accusa al boss, per oltre un decennio a capo di Cosa nostra agrigentina. Falsone, che si trova attualmente al 41bis e che negli scorsi mesi è stato condannato a 22 anni di reclusione nel processo “Xidy”, è accusato in qualità di rappresentante provinciale di Agrigento, ai tempi della sua latitanza, di aver dato ordini di avvicinare l’imprenditore per la messa a posto. Reato che gli viene contestato in concorso con altri quattro soggetti: Vincenzo Parello, anche lui di Favara; Angelo e Alfredo Schillaci, il primo reggente di Cosa nostra nissena e il secondo che avrebbe preso il posto del fratello una volta arrestato, e Maurizio Currabba, già reggente di Cosa nostra a Campofranco e oggi collaboratore di giustizia. Gli altri indagati sono giudicati separatamente. La vicenda risale tra il marzo ed il maggio 2004. L’imprenditore – secondo quanto ricostruito, pagò 13 mila euro che poi vennero suddivisi tra i clan agrigentini e quelli nisseni.

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