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Tornano in carcere i tre agrigentini fermati a Porto Empedocle con pistole in auto: Volevano sparare

Arrestati a Porto Empedocle, il 29 gennaio scorso, tre dei quattro indagati tornati liberi dopo avere detto al giudice di non sapere che sotto il sedile dell’auto ci fossero due pistole pronte a sparare, finiscono ancora in carcere. La polizia di Stato, tra le nuove accuse, ha intercettato una conversazione in cui parlavano di volere sparare a qualcuno. Frase, pronunciata nell’immediatezza dei fatti, che è stata messa in relazione ad altri due episodi sospetti. Il gip del Tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, quindi, come chiesto dalla Procura della Repubblica, ha firmato un’altra ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Andrea Sottile, 26 anni; Simone Sciortino, 22 anni e Antonio Guida, 19 anni, tutti di Agrigento.

Ad arrestarli, nella notte tra sabato e domenica, sono stati i poliziotti del Commissariato “Frontiera” di Porto Empedocle e i loro colleghi della sezione Volanti di Agrigento. I quattro, per il momento, restano indagati solo per le accuse legate alle armi e alle munizioni ma le investigazioni sono in piena evoluzione con elementi in comune con la maxi inchiesta sui clan di Villaseta e Porto Empedocle che, fra dicembre e gennaio, ha fatto scattare una cinquantina di arresti per mafia, droga e altro. Il 29 gennaio scorso i poliziotti avevano sorpreso i tre in auto, davanti ad un supermercato nel quartiere dell’Altipiano Lanterna, a Porto Empedocle, insieme al trentottenne Danilo Barbaro. Nell’auto guidata proprio da quest’ultimo, sotto il sedile del lato conducente, gli agenti hanno trovato due pistole clandestine.

Barbaro, nell’interrogatorio di convalida, si era avvalso della facoltà di non rispondere mentre gli altri tre avevano detto di avergli solo chiesto un passaggio per andare a comprare le sigarette. Versione dei fatti a cui il gip ha dato credito tanto da disporre il carcere solo per Barbaro, rimettendo gli altri in libertà. Gli investigatori, tuttavia, hanno continuato a indagare, e hanno registrato una conversazione ambientale durante l’arresto in cui uno di loro dice apertamente che sono finiti di nuovo in carcere quando, invece, avrebbero dovuto sparare alla testa a qualcuno. Una notte, quella del 29 gennaio, caratterizzata anche da un tentativo di depistaggio delle indagini. Secondo quanto accertato, infatti, una chiamata anonima (poi rintracciata) è arrivata al centralino delle forze dell’ordine dicendo di una rapina in corso in un noto bar. Il tutto proprio mentre i poliziotti stavano perquisendo il quartetto appena fermato a bordo della vettura. E poi, il ritrovamento di sette proiettili nei pressi del supermercato in cui era scattato il fermo degli indagati. Uno di loro, prima di essere perquisito, le aveva gettate. Le telecamere, però, hanno ripreso tutto compreso il recupero avvenuto poche ore dopo di due proiettili  da parte di due operatori ecologici nel consueto giro per la raccolta dei rifiuti. I tre arrestati, difesi dagli avvocati Teresa Alba Raguccia, Salvatore Cusumano e Salvatore Butera, nelle prossime ore compariranno ancora davanti al gip per il nuovo interrogatorio.

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