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Ravanusa. Stalking a moglie e suocera: 39enne nega le accuse

Il trentanovenne, residente a Ravanusa, arrestato l’ottobre scorso a seguito di una denuncia presentata dalla moglie, deve rispondere di violazione del divieto di avvicinamento alla coniuge, minaccia, danneggiamento a seguito da incendio, danneggiamento dell’impianto di videosorveglianza dell’abitazione della suocera, stalking e maltrattamenti in famiglia. Secondo l’accusa, ha disattivato il braccialetto elettronico per recarsi nell’abitazione della suocera e poter incontrare la moglie. Una condotta che gli è costato il carcere. Detenzione carceraria che è stata confermata. L’imputato, difeso dall’avvocato Monica Malogioglio, è finito a processo. Nell’ultima udienza è stato interrogato dal giudice del Tribunale di Agrigento, Emanuela Caturano, e dal pubblico ministero, Concettina Tinaglia. Un lungo esame in cui l’uomo ha chiarito molti aspetti della vicenda, primo tra tutti, l’assoluta estraneità al reato di violazione del divieto di avvicinamento alla coniuge che gli era stato imposto dal gip del Tribunale di Sciacca. Ha spiegato di aver disattivato il dispositivo, in un momento di rabbia e sconforto, dopo che aveva appreso che sui social circolavano video in cui il figlio primogenito era vestito da donna. Video pubblicati dallo stesso ragazzo. Quel giorno, secondo il suo racconto, aveva raggiunto la palazzina di famiglia per chiedere allo zio, vicino di casa della suocera, di convincere il figlio ad interrompere i video e cambiare condotta. E non sarebbe stato suo intento avvicinarsi alla coniuge, che vive lontana dal paese da circa un anno e mezzo. L’imputato ha poi respinto anche il tentativo di incendiare la macchina della suocera utilizzando una molotov.

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