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Canicattì. Omicidio Mario Lauricella: Condanna ridotta a 9 anni per Luigi Lalomia

Si è concluso, questa mattina, 6 febbraio, il processo di secondo grado per l’omicidio del meccanico 60enne di Canicattì, Mario Lauricella. La Corte d’Assise d’Appello di Palermo, presieduta da Angelo Pellino, ha confermato per il tabaccaio Luigi Lalomia, 78 anni, di Canicattì, la qualificazione di omicidio preterintenzionale ma ha annullato le aggravanti della minorata difesa e dei futili motivi e ha quindi ridotto la condanna a 9 anni. La Corte ha altresì confermato tutte le statuizioni civili e le condanne al pagamento delle provvisionali. Confermate anche le condanne per minacce pluriaggravate, porto d’arma (bastone) e per le lesioni pluriaggravate a danno di Clara Lauricella, figlia della vittima. A difendere la famiglia Lauricella, l’avvocato Salvatore Amato. 

Luigi Lalomia, difeso dall’avvocato Calogero Meli, è accusato di avere investito e ucciso il futuro consuocero per bloccare le nozze dei propri figli. Il sostituto procuratore generale Carlo Lenzi, aveva chiesto la conferma della condanna a 14 anni e 6 mesi di reclusione ma per la Corte d’Appello, la morte di Mario Vincenzo Lauricella sarebbe stata una conseguenza non voluta dell’aggressione che non sarebbe stata premeditata. Caduta anche l’accusa di tentato omicidio ai danni della figlia della vittima, la fidanzata e promessa sposa del figlio dell’imputato. Lauricella, secondo la ricostruzione iniziale dell’episodio, il 30 maggio del 2021, sarebbe stato preso a bastonate e investito con un furgone Doblo’ nell’ambito di un contrasto legato al futuro matrimonio dei loro figli che non sarebbe stato gradito da Lalomia. La futura nuora rischiò, invece, di essere investita dal furgone e venne salvata dal gesto eroico del padre che, vedendo il mezzo piombargli contro, l’avrebbe spinta via. Lauricella è morto il 16 luglio del 2021 dopo un mese e mezzo di agonia. Secondo la perizia dell’ingegnere Grazia La Cara, incaricata dalla Corte d’assise di ricostruire la dinamica, Lalomia sarebbe stato aggredito dalla vittima che avrebbe preso a bastonate il furgone quando lo ha visto arrivare. L’imputato avrebbe poi investito lo stesso Lauricella e la figlia prima di fuggire, facendo l’unica manovra possibile.

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