L’operatore ecologico Alessandro Mandracchia, 46 anni, di Agrigento, ritenuto il presunto custode delle armi della famiglia mafiosa di Villaseta, resta in carcere. Lo ha disposto il tribunale del Riesame. L’indagato è accusato di detenzione e porto di armi comuni da sparo e da guerra e munizioni, detenzione e porto di un’arma clandestina e ricettazione di una pistola. Mandracchia è stato arrestato dai carabinieri del nucleo Investigativo di Agrigento, guidati dal tenente colonnello Vincenzo Bulla, nel mezzo dei due blitz che hanno permesso di smantellare i clan di Agrigento/Villaseta e Porto Empedocle. Nel corso di una perquisizione in località “Fondacazzo” all’esterno di un terreno di proprietà dell’uomo, è stato rinvenuto un vero e proprio arsenale. Armi e munizioni erano state nascoste tra la vegetazione e un albero abbattuto all’interno di due bidoni: una pistola mitragliatrice calibro 9 con due caricatori vuoti e uno con venti cartucce inserite calibro 9×19; un revolver Taurus con matricola punzonata; un revolver Smith e Wesson risultato oggetto del furto consumato il 20 novembre scorso in un’abitazione di Racalmuto; un revolver privo di marca e matricola; una pistola mono – colpo. E poi ancora una granata (fatta brillare dagli artificieri perché ritenuta molto pericolosa); 19 cartucce calibro 22; 63 cartucce calibro 9×19 parabellum; 37 cartucce calibro 38 special; 2 cartucce calibro 7,65 e 40 cartucce calibro 9×19. Il 72enne ex commerciante di frutta e verdura, zio del boss Capraro, denunciato lo scorso 21 dicembre per riciclaggio dopo che nella sua abitazione i carabinieri gli hanno trovato 80 mila euro in contanti, vuole la restituzione del denaro. “Quei soldi sono il frutto di una vita di risparmi e lavoro, la mafia non c’entra”. Il suo legale Teres’Alba Raguccia ha chiesto il dissequestro dei soldi e il caso sarà trattato lunedì al tribunale del Riesame. L’ex negoziante, zio di Pietro Capraro, ha subito una perquisizione quattro giorni dopo il primo blitz.
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