Sette condanne e due assoluzioni al troncone ordinario del processo scaturito dall’inchiesta “Xydi”, condotta sul campo dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Agrigento, che avrebbe fatto luce sul mandamento mafioso di Canicattì, che sarebbe stato rimesso in piedi dall’imprenditore Giancarlo Buggea, insieme alla compagna-avvocato (poi cancellata dall’Ordine) Angela Porcello, e sui rapporti tra le varie famiglie mafiose della provincia agrigentina. Lo hanno deciso i giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara, accogliendo buona parte delle richieste del pubblico ministero della Dda di Palermo, Claudio Camilleri. Tra gli imputi anche il capomafia ergastolano Giuseppe Falsone, che era tornato a comandare dopo dieci anni di detenzione al “41 bis”, grazie all’ex penalista, suo legale difensore. Quest’ultima si è presentata al boss campobellese come compagna dell’imprenditore mafioso Buggea e il capomafia ha deciso di usarla per trasmettere ordini, messaggi e direttive all’esterno del carcere. Complessivamente 22 anni di reclusione è la pena inflitta per Falsone. Gli altri 8 imputati: 29 anni reclusione per Antonino Chiazza, 55 anni, di Canicattì, presunto boss della Stidda; 28 anni per Santo Gioacchino Rinallo, 65 anni di Canicattì; 18 anni per Pietro Fazio, 52 anni, di Canicattì; 22 anni per Antonio Gallea, 67 anni di Canicattì; 12 anni e 1 mese per Filippo Pitruzzella, 64 anni, ispettore della polizia in pensione; 1 anno e 6 mesi di reclusione per Stefano Saccomando, 47 anni di Palma di Montechiaro. Assolti Calogero Valenti, 59 anni, residente a Canicattì e Calogero Lo Giudice, 51 anni di Canicattì.
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