Pubblicato il report semestrale della Direzione investigativa antimafia, per la provincia di Agrigento, relativa al periodo 1 giugno – 31 dicembre 2023. Cosa nostra e Stidda, le due maggiori organizzazioni mafiose, da tempo in pace tra loro, hanno avviato un processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti socio-economici e alla vantaggiosa penetrazione dei settori imprenditoriali, sostituendo l’uso della violenza, sempre più rara ma mai cancellata, con la spartizione delle attività criminali da mettere a segno sul territorio. Cosa nostra agrigentina suddivisa in 7 mandamenti (Agrigento, Burgio, Canicattì, Cianciana, Palma di Montechiaro, Santa Margherita di Belice e Santa Elisabetta), ancorata alle tradizionali regole mafiose, continuerebbe a rivestire un ruolo di supremazia sul territorio «in connessione con le omologhe articolazioni mafiose catanesi, nissene, palermitane, trapanesi e attive oltreoceano», scrive la Direzione distrettuale antimafia.
In merito alla Stidda: «è stato riscontrato che alcuni storici appartenenti all’organizzazione sono ritornati a svolgere attività legate all’organizzazione stessa….ritornando ad agire sul territorio con i metodi già collaudati in passato e così hanno rivitalizzato in qualche misura la Stidda stessa». Inoltre, risulterebbero attivi altri gruppi organizzati su base familiare, quali le “famigghiedde” a Favara e i “paracchi” a Palma di Montechiaro che, operano autonomamente rispetto a Cosa nostra e alle consorterie stiddare. Le attività di indagine concluse nel semestre di riferimento hanno consentito di confermare il crescente interesse di Cosa nostra agrigentina nel settore degli stupefacenti e delle scommesse on-line. E ancora si sono registrati numerosi eventi di presumibile natura intimidatoria (La Dia cita quelli ai danni di una cooperativa agricola, di un assessore comunale, di un dipendente comunale, di alcuni sindaci, del direttore di un ufficio di sorveglianza e di un medico ospedaliero), nonché alcuni episodi di violenza. Due omicidi e due tentati omicidi che, tuttavia, non sarebbero riconducibili a contesti di mafia. Sul fronte della prevenzione amministrativa è stata sviluppata una considerevole sinergia istituzionale che ha permesso al Prefetto di Agrigento di emettere 2 provvedimenti di dinieghi alla richiesta di permanere nell’elenco dei fornitori, prestatori ed esecutori di lavori, di società operanti nel settore edile e 7 Informative Antimafia Interdittive, ex art 91 del Codice Antimafia, a carico di società operanti nei settori dell’edilizia, del commercio, dell’agricoltura e della produzione di calcestruzzo per infiltrazioni o per la vicinanza a consorterie mafiose canicattinesi ed empedocline.