Palma di Montechiaro: Uccise il cognato a colpi di pistola ma fu provocato, condannato a 8 anni
Inflitti 8 anni di reclusione per Raimondo Burgio, 41 anni, di Palma di Montechiaro, ritenuto colpevole di avere ucciso il cognato Ignazio Scopelliti, 45 anni. La condanna diventa definitiva con la pronuncia della Cassazione. Confermato il verdetto emesso dai giudici della Corte di Appello di Palermo, al processo “bis”, dopo che la Corte Suprema aveva annullato la prima sentenza, concedendo le attenuanti generiche, che hanno fatto ulteriormente diminuire la pena rispetto ai dieci anni e otto mesi di reclusione decisi nel primo processo di secondo grado. Burgio, nelle prossime ore, tornerà in carcere per scontare la pena residua. Lo stesso dovrà risarcire la figlia della vittima che si è costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Giuseppe Vinciguerra. Il delitto è avvenuto il primo novembre del 2018, a colpi di pistola, davanti all’abitazione della madre del 41enne. All’origine dell’omicidio – secondo la ricostruzione dei fatti operata dalla Procura di Agrigento, e dai carabinieri della Compagnia di Licata – dei contrasti accesi fra la vittima e la moglie, sorella dell’imputato, i cui rapporti si erano incrinati tanto da arrivare a una separazione molto conflittuale. Burgio, venditore di bombole Gpl e acqua minerale, in un primo momento, aveva negato i fatti. Quando ha appreso che le immagini del sistema di videosorveglianza di un’abitazione lo avevano immortalato nitidamente mentre sparava al cognato, in via Palladio, il cambio di strategia e la confessione, precisando che andava in giro armato, e aveva sparato per timore. La difesa ha sempre sostenuto che si era trattato di legittima difesa ovvero che Scopelliti credeva che il cognato, che aveva visto davanti casa della madre, fosse armato e volesse ucciderli. “L’imputato – hanno scritto i giudici nella sentenza – fu ripetutamente provocato con vilipendi e continue minacce, offese e umiliazioni”.