Il giudice del tribunale di Agrigento, Michele Dubini, ha inflitto tre condanne per omicidio colposo e una provvisionale immediatamente esecutiva di 135 mila euro in favore dei familiari della vittima, nel processo a carico di cinque imputati coinvolti a vario titolo nella morte di Giuseppe Gioacchino Bordonaro, operaio “in nero” deceduto a 52 anni in un incidente sul lavoro avvenuto nel giugno 2014 in un cantiere edile di contrada Montagna a Canicattì. Quattro anni di reclusione a Giovanni Garlisi, 45 anni, titolare dell’impresa esecutrice; un anno di reclusione, invece, a Roberto Lauricella Donisi, 56 anni, titolare dell’impresa affidataria dei lavori; 8 mesi di reclusione ad Antonio Ferraro, 64 anni, proprietario e committente dei lavori. Per gli ultimi due la pena è condizionalmente sospesa per cinque anni.
Assolta, invece, Maria Grazia Cuva, 61 anni, formale proprietaria del fondo, risultata del tutto estranea al conferimento, all’organizzazione e allo svolgimento dei lavori.
I tre condannati dovranno pagare una provvisionale immediatamente esecutiva nei confronti della vedova e dei tre figli, rappresentati dall’avvocato Nunzio Di Naro, pari a 135 mila euro.
Non luogo a procedere per Gioacchino Caracciolo, 49 anni, collega della vittima, per intervenuta prescrizione. Era accusato di favoreggiamento perchè, secondo gli inquirenti, avrebbe raccontato una versione di comodo diversa dai fatti realmente accaduti. A tutti, ad esclusione di Caracciolo, venivano mosse contestazioni in materia di sicurezza sul lavoro e, in particolare, all’omessa predisposizione di un ponteggio. Tra le accuse mosse in origine anche quella di abusivismo edilizio, estinta grazie ad una sanatoria. Nel collegio difensivo gli avvocati Daniela Posante, Dino Milazzo, Salvatore Amato, Giuseppe Giardina e Giovanni Salvaggio.
La mattina del 24 giugno 2014 in contrada Montagna, a Canicattì, Bordonaro cadde da un’altezza di quasi tre metri mentre stava effettuando alcuni lavori sul tetto di un manufatto in costruzione. In un primo momento venne ricovero all’ospedale Barone Lombardo di Canicattì per poi essere trasferito con un elisoccorso al Papardo di Messina dove il 16 luglio, morì a causa dei gravi traumi riportati.