Nel centro storico di Agrigento, nella chiesa di San Michele alla Badiola, si è svolta una veglia di preghiera, per la morte della 53enne insegnante di sostegno Patrizia Russo, uccisa dal marito Giovanni Salamone, a casa a Solero, piccolo centro a ovest di Torino, dove la famiglia si era trasferita da circa un anno.
Una tragedia che ha sconvolto la comunità agrigentina e non solo. Amici, parenti e semplici cittadini si sono stretti al dolore della famiglia, e hanno pregato non solo per Patrizia, ma anche per suo marito, autore del terribile gesto, chiedendo pace e perdono. Alla veglia presieduta da Don Sergio Bonvissuto, ha partecipato Francesco Salmone, figlio della coppia, tra gli altri, in prima fila il sindaco di Agrigento Francesco Miccichè, l’assessore Gioacchino Alfano, Don Salvatore Falzone cappellano militare e Claudio Lombardo di Mareamico Agrigento che conosceva bene Patrizia e Giovanni. Intanto questa mattina verrà effettuata l’autopsia sul corpo della donna e poi la salma una volta dissequestrata sarà trasferita ad Agrigento per i funerali. Una raccolta fondi è stata avviata per aiutare la famiglia ad organizzare il viaggio e le esequie.
Gli avvocati Elisabetta Angeleri e Gianfranco Foglino, che assistono Giovanni Salamone – l’uomo di 61 anni che all’alba di mercoledi’ ha ucciso a coltellate la moglie Patrizia Russo – chiederanno una perizia psichiatrica per accertare lo stato di salute psicologica dell’uomo che sembra essere preda di un forte stato depressivo iniziato piu’ di sei mesi fa quando gli sono state recapitate alcune cartelle esattoriali relative alla sua azienda agricola in Sicilia. Debiti che l’uomo temeva di non poter pagare. Intanto il magistrato e i carabinieri del comando provinciale di Alessandria, sono tornati nella casa di via Cavoli a Solero per acquisire ulteriore elementi.
L’uomo, imprenditore agricolo e ambientalista, subito dopo essere stato fermato dai carabinieri è stato sentito dal pm Andrea Trucano confessando di fatto l’omicidio. Salamone ha ricostruito le ore precedenti al delitto. La cena con Patrizia e il fratello di lei, la preoccupazione per alcuni debiti maturati, una depressione (ad oggi mai diagnosticata) da cui si sentiva oppresso. Il 61enne ha riferito di essere andato a letto insieme alla moglie ma di non riuscire a prendere sonno così è sceso, ha preso un coltello e ha ucciso Patrizia. Almeno cinque i fendenti sferrati. “Ho fatto una sciocchezza” avrebbe dichiarato al pm. Dopo l’omicidio si sarebbe cambiato, tolto il pigiama insanguinato e rivestito. Poi la chiamata ai carabinieri: “Venite, ho ucciso mia moglie”.
Che qualcosa sia cambiato nella testa di Giovanni negli ultimi tempi emergerebbe anche dalle preoccupazioni della moglie Patrizia che, in una delle ultime telefonate, avrebbe confidato ad un’amica tutte le preoccupazioni per il comportamento del marito. Paura non per la sua incolumità ma per quella di Giovanni, temendo che potesse compiere qualche gesto estremo e autolesionista. Gli investigatori continuano a scavare nella vita dei coniugi alla ricerca del movente. Il cambio di vita repentino a migliaia di chilometri da Agrigento, la ricerca di un lavoro e i problemi economici potrebbero essere le piste da seguire ma sono ipotesi al momento ancora tutte da dimostrare.
La coppia era molto conosciuta ad Agrigento, Giovanni Salamone, 61 anni, agricoltore e commerciante di prodotti della terra con la passione per l’ambiente, da anni era uno degli attivisti, impegnato sul fronte di Punta Bianca, dell’associazione ambientalista Mareamico. Nel 2020 aveva anche tentato la carriera politica, candidandosi al Consiglio comunale senza successo. Patrizia Russo, 53 anni, stimata insegnate di sostegno. In molti la ricordano per le sue esperienze prima alla scuola media “Castagnolo” di Agrigento e poi all’istituto “Andrea Camilleri” di Favara. Amava il suo lavoro, sorridente, sempre disponibile.
Foto e video veglia Patrizia Russo ad Agrigento