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Frode fiscale del carburante: 5 agrigentini indagati. Sequestrati 5 depositi

Sono cinque gli agrigentini indagati nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Catania, culminata questa mattina con 15 misure cautelari eseguite dalla Guardia di finanza, che ipotizza l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione fraudolenta all’accertamento e al pagamento delle accise su prodotti energetici, emissione di fatture per operazioni inesistenti, frode in commercio e autoriciclaggio. I 5 sono tutti imprenditori impegnati nel settore del commercio di carburante. Si tratta di Pietro Giuseppe La Quatra, 34 anni, di Licata; Salvatore Incardona, 45 anni, di Palma di Montechiaro; Rosario Falco, 48 anni, di Palma di Montechiaro; Calogero Sambito, 64 anni, di Palma di Montechiaro e Alfonso Farruggia, 60 anni, di Raffadali. Il Gip del tribunale di Catania, Simona Ragazzi, ha disposto gli arresti domiciliari per il 34enne licatese, mentre per gli altri quattro agrigentini è scattata la misura dell’obbligo di dimora e la sospensione di esercitare attività di impresa per un anno. Sulla scorta del quadro indiziario prospettato, il Gip, su richiesta della locale Procura, ha disposto altresì il sequestro preventivo di beni e attività finanziarie nella disponibilità degli indagati per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro, nonché di 6 depositi di stoccaggio di prodotti energetici coinvolti nel meccanismo fraudolento (5 in provincia di Agrigento e 1 in provincia di Palermo). I servizi di osservazione, pedinamento e controllo, nonché accertamenti bancari e analisi di documentazione contabile ed extracontabile, avrebbero evidenziato un collaudato sistema fraudolento promosso e organizzato da un catanese del 1983. Quest’ultimo, nel ruolo di ideatore dell’associazione criminale, avrebbe – stando a quanto ricostruisce la Guardia di finanza del comando provinciale di Catania – operato come amministratore di fatto di una società di Palermo e di una ditta individuale di Catania, legalmente rappresentate da altri sodali, per poter appunto acquistare gasolio a uso agricolo per poi destinarlo ad usi soggetti a maggiore imposta (uso autotrazione), con sensibili guadagni illeciti. Il prodotto energetico destinato all’agricoltura sconta un’aliquota ridotta rispetto a quella ordinaria sia per l’Iva (10% anziché 22%) che per le accise (- 50 cent. al litro). Per evitare il rischio di sequestri e sanzioni, in occasione di eventuali controlli su strada delle autobotti, la società palermitana sarebbe stata solita emettere apposito documento di trasporto (e-das), successivamente distrutto od occultato una volta raggiunta la destinazione concordata. La ditta individuale catanese, che formalmente riceveva il gasolio agricolo, non avrebbe emesso alcuna fattura di rivendita nei confronti degli effettivi destinatari e utilizzatori in modo da far perdere le tracce del prodotto energetico. Nel corso dell’attività investigativa, la Guardia di finanza – in tre distinti interventi – hanno sequestrato complessivi 41.000 litri di prodotto energetico a uso agricolo, 4 autocisterne, 1 semirimorchio e altre attrezzature utilizzate per il trasporto e la commercializzazione illecita del carburante.

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