CanicattìCulturaNews

Un altro prestigioso riconoscimento per il prof. Calogero La Vecchia: la sua poesia finalista con segnalazione al Premio nazionale “Vie della Memoria Vittorio Monaco”

La poesia “Travagliu ‘un è morti, ma chissa fu la sorti”, scritta dal prof. Calogero La Vecchia, ha ottenuto un importante riconoscimento alla XIII Edizione del Premio nazionale di poesia in dialetto “Vie della Memoria Vittorio Monaco”. Il testo, dedicato alle morti sul lavoro, è stato selezionato come finalista e segnalato dalla giuria per il suo forte impatto emotivo e sociale.

Il concorso, organizzato dal Centro Studi Vittorio Monaco e dallo Spi-Cgil Abruzzo, si svolge annualmente con l’obiettivo di ricordale la figura illustre di Vittorio Monaco e di preservare la memoria storica e di denunciare le ingiustizie legate al mondo del lavoro. La cerimonia di premiazione si è tenuta il 28 settembre presso l’Auditorium del Museo Civico Aufidenate di Castel Di Sangro, in Abruzzo.

A condurre la manifestazione è stato Mimì D’Aurora, coordinatore del premio e figura di spicco nell’impegno per i diritti dei lavoratori. La giuria, presieduta dal prof. Marcello Teodonio, critico letterario e studioso della letteratura popolare, ha apprezzato la potenza espressiva della poesia del prof. La Vecchia, incentrata sulle tragedie legate al lavoro.

Durante l’evento, hanno partecipato il sindaco di Castel Di Sangro e Presidente della Provincia dell’Aquila, Angelo Caruso, il segretario generale Spi-Cgil Abruzzo Molise, Antonio Iovito, e il vicepresidente del Centro Studi Vittorio Monaco, Marco Del Prete. I testi finalisti sono stati recitati dall’attrice Tiziana Di Tonno, mentre gli intermezzi musicali sono stati affidati alla talentuosa Elia Buzzelli.

La poesia del prof. La Vecchia, scritta in seguito alla tragedia sul lavoro avvenuta a Canicattì che ha visto la morte del giovane ventenne Angelo Giardina, rappresenta un profondo atto di denuncia. “La mia poesia è un grido di dolore e di denuncia che vuole scuotere tutte le coscienze”, ha dichiarato l’autore, sottolineando come l’arte poetica possa diventare uno strumento potente per sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche di grande rilevanza sociale. 

Un meritato riconoscimento per un’opera che non solo celebra la forza comunicativa e la bellezza del dialetto, ma che ricorda l’importanza di proteggere la dignità e la sicurezza dei lavoratori.

TRAVAGLIU ‘UN È MORTI

MA CHISSA FU LA SORTI

Sutta ‘na petra

grida lu chiantu

di “matri addilurata”.

La carni chianci

e lacrimi di stiddri

‘un trovano turrenu.

Travagliu nun è morti.

Ma chissa fu la sorti.

“Mi vuscu la iurnata

e campu cu rispettu.

Fazzu matinata

lodannu la jurnata”

Ma pani addivintà vilenu

e lu suduri chiantu.

Travagliu nun è morti.

Ma chissa fu la sorti.

E chissa è na storia

ca ‘un si po’ cuntari.

E chissa è na vita

ca non si po’ fari.

Travagliu pi campari

e no pi murìri.

Travagliu non è morti

ma chissa fu la sorti.

(Calogero La Vecchia)

Torna in alto