“La ricerca e l’uso di pozzi esistenti ma abbandonati, insabbiati o guasti è la strada più efficace per fornire più acqua in tempi rapidi, uno, due mesi, per fronteggiare l’emergenza idrica”. Lo ha ancora una volta ribadito il dirigente generale del dipartimento regionale della Protezione civile regionale, Salvo Cocina. “Pertanto invitiamo, ancora una volta, i sindaci che non hanno ancora provveduto – continua Cocina -, ad agire, esercitando tutti i poteri di prima autorità di Protezione civile, individuando pozzi utili e requisendoli, se occorre, al fine di acquisire sufficiente autonomia per dipendere sempre meno da Siciliacque”. “Inutile e sterile demandare ad altri specie se questi sono coloro, Ati e Aica, che dovevano provvedere in via ordinaria e, comunque, adesso non riescono più da soli a mitigare l’emergenza in atto. E ricordo – conclude il dirigente della protezione civle – che i comuni sono i soci, padroni di Ati e Aica”. La Protezione civile, su indicazione del presidente della Regione, Renato Schifani, assicura le risorse finanziarie necessarie e il coordinamento degli interventi con corsie preferenziali in emergenza per ottenere le autorizzazioni necessarie, grazie alla pronta disponibilità del Genio civile, dell’Asp, dell’Enel e di tutti gli enti coinvolti. Nel frattempo il guasto al pozzo di Favara di Burgio, in provincia di Agrigento, è stato riparato in 24 ore invece che nei tre giorni previsti, limitando così al minimo i disagi per le popolazione dei comuni costieri, serviti proprio dall’impianto in avaria che ha la capacità di produrre a regime 50 litri al secondo d’acqua.
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