Crisi idrica, Consulta di Aica: Nuovo consiglio direttivo Ati favorisca il bene comune e non le rendite politiche!
Auspichiamo che compattezza sia mantenuta dai Sindaci nell’individuare e risolvere le cause dell’attuale crisi idrica, FAVORENDO IL BENE COMUNE E NON LE RENDITE DI POSIZIONE POLITICA, RISPETTANDO IL DETTATO NORMATIVO E NON IMPONENDO LE PROPRIE POSIZIONI COME DIRITTI ACQUISITI E SOPRATTUTTO RICOSTITUENDO QUELLA FONDAMENTALE CONDIZIONE DI EQUITA’ TRA UTENTI DELLO STESSO AMBITO CHE CON L’ESPLOSIONE DELLA CRISI E’ VENUTA TRAGICAMENTE MENO.
Consulta di Aica scrive:
Al Presidente dell’Assemblea Territoriale Idrica
e p.c. All’Assessore Regionale all’Energia e ai Servizi di Pubblica Utilità On. Roberto Di Mauro
Al Dipartimento dell’Acqua e dei Rifiuti
A Sua Eccellenza il Prefetto di Agrigento dott. Filippo Romano
Al Consiglio di Amministrazione di AICA
Al Direttore Generale di AICA dott. Claudio Guarneri
Oggetto: NECESSARIA DISCONTINUITA’ NELL’AZIONE DI GOVERNO DELL’AMBITO POSTA FIN QUI DALL’ATI
La scrivente Consulta delle associazioni di AICA, nell’augurare buon lavoro ai nuovi componenti del Consiglio Direttivo dell’ATI e al Presidente e Vice Presidente eletti, desidera rimarcare l’urgenza con la quale imporre d’ora innanzi la necessaria discontinuità all’azione di governo del SII dell’ATI AG9. La condizione del servizio idrico è, come noto, in condizioni non più accettabili per un paese civile. Gli utenti, i cittadini esasperati scendono in piazza a migliaia per rivendicare un diritto negato, l’accesso all’acqua secondo gli standard della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Sono necessarie ed urgenti risposte concrete alla crisi idrica e l’ATI, in quanto Ente di Governo dell’AMBITO, ha un ruolo fondamentale nella gestione e risoluzione della crisi.
Siamo dunque d’accordo con le prime dichiarazioni del neo eletto Presidente di ATI quando richiama la necessaria DISCONTINUITA’ dell’azione di governo dell’ATI, rispetto al passato. Questo intendimento non è solo giustificato dall’acuirsi della crisi idrica, ma deriva anche da un assetto istituzionale e normativo che vede l’ATI come soggetto istituzionale preminente rispetto al governo del Servizio Idrico Integrato, e in quanto tale, da esso dipendono le condizioni nelle quali il gestore AICA si trova ad operare. Come già sottolineato dalla scrivente in numerose occasioni e con l’invio di oltre quaranta documenti, se AICA non produce un servizio decente è l’ATI con i suoi poteri di governo, indirizzo e controllo dell’Ambito ad esserne responsabile.
Tra le evidenti inadempienze, A CUI PORRE URGENTE RIMEDIO, che hanno fin qui caratterizzato l’azione dell’ATI, per le quali la scrivente ha richiamato l’eventuale attivazione dei poteri sostitutivi ex. Art. 172 comma 4 del D.lgs. 152/2006 e la valutazione DELLA SUSSISTENZA DELLE CONDIZIONI NECESSARIE A DETERMINARE LA DECADENZA DEI SINDACI DELL’AMBITO come previsto nella Delibera della Giunta Regionale n.80 del 27 febbraio 2019 (allegato A pag.16, punto 4.1), vi sono:
– la mancata redazione del piano degli interventi necessari al superamento delle criticità idropotabili da accludere al piano d’ambito e, mancata redazione del piano operativo di emergenza per la crisi idropotabile, come previsto dallo Statuto dell’ATI all’art. 7 punto 1, rispettivamente alle lettere h) e j).
– la mancata verifica ed accertamento dei requisiti necessari al riconoscimento delle gestioni in salvaguardia ex art. 147 comma 2bis D.lgs. 152/2006 – tali adempimenti previsti all’art.7 punto 2, quinto periodo dello Statuto – concesse quindi illegittimamente ad 8 Comuni facenti parte dell’Ambito, per i quali la crisi idrica non esiste. Detti 8 Comuni salvaguardati sono: ALESSANDRIA DELLA ROCCA, BIVONA, BURGIO, CAMMARATA, CIANCIANA, MENFI, SANTA MARGHERITA DI BELICE, SANTO STEFANO DI QUISQUINA.
– la mancata applicazione di competenza di ATI, degli artt. 143, 144, 147, 152 del D.lgs. 152/2006 in riferimento a tutte le risorse idriche demaniali appartenenti all’Ambito nell’ottica di una equa e solidale ripartizione dei fabbisogni idrici a tutta l’utenza.
– il ricorso al TAR promosso dal Voltano SPA, gestore idrico illegittimo facente capo a 10 Comuni parimenti facenti parte della composizione societaria di AICA, per impedire la conclusione dell’iter di trasferimento delle 2000 utenze gestite dalla Voltano SPA, in danno ad AICA, gestore legittimo, che avrebbe dovuto ricevere infrastrutture ed utenze da parte della Voltano sin dalla sua costituzione in virtù della pronuncia della Corte Costituzionale con Sentenza n.231/2020. I comuni che partecipano al Consorzio del Voltano SPA sono AGRIGENTO, ARAGONA, COMITINI, FAVARA, JOPPOLO GIANCAXIO, PORTO EMPEDOCLE, RAFFADALI, SAN BIANGIO PLATANI, SANT’ANGELO MUXARO E SANTA, ELISABETTA. Tale Consorzio del Voltano ha un debito nei confronti di AICA di circa 2,5 Milioni di Euro per acqua prelevata e non pagata, che crea notevoli problemi di liquidità ad AICA;
– la mancata chiusura dell’iter di cessione di infrastrutture ed utenze in favore di AICA del Consorzio Tre Sorgenti in dispregio del principio dell’unicità d’Ambito. I comuni che partecipano al Consorzio Tre Sorgenti sono CANICATTI’, LICATA, RACALMUTO, GROTTE, PALMA DI MONTECHIARO, RAVANUSA, CAMPOBELLO DI LICATA. Il Consorzio Tre Sorgenti ha un debito ragguardevole nei confronti di Siciliacque Spa di circa
7,5 milioni di Euro.
– la mancata cessione del servizio idrico da parte del Comune di PALMA DI MONTECHIARO e del comune di CAMASTRA.
Un aspetto non irrilevante, infine, riguarda la granitica compattezza dell’Assemblea rispetto all’elezione del Sindaco di Menfi Vito Clemente a vicepresidente ATI, seppur in rappresentanza di un Comune che ha ottenuto la gestione salvaguardata in assenza di regolare verifica dei requisiti da parte di ATI (insieme ad altri sette comuni). Auspichiamo che la stessa compattezza sia mantenuta dai Sindaci nell’individuare e risolvere le cause dell’attuale crisi idrica, innanzitutto METTENDO ORDINE NEL SII, FAVORENDO IL BENE COMUNE E NON LE RENDITE DI POSIZIONE POLITICA, RISPETTANDO IL DETTATO NORMATIVO E NON IMPONENDO LE PROPRIE POSIZIONI COME DIRITTI ACQUISITI E SOPRATTUTTO RICOSTITUENDO QUELLA FONDAMENTALE CONDIZIONE DI EQUITA’ TRA UTENTI DELLO STESSO AMBITO CHE CON L’ESPLOSIONE DELLA CRISI E’ VENUTA TRAGICAMENTE MENO.
Infine si rappresenta come la sussistenza della dipendenza dall’approvvigionamento idrico di AICA dal Gestore di Sovrambito Siciliacque e la diminuzione del 40% di fornitura da Siciliacque ad AICA, costituisce una concausa primaria della gravità della crisi idrica nell’agrigentino; PER CUI E’
ALTRETTANTO URGENTE RIVEDERE TALE RAPPORTO IN UN OTTICA DI TUTELA DELL’INTERESSE PUBBLICO E DEL MANCATO RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO ALL’ACQUA DI TUTTI I CITTADINI CAGIONATO DALLA RIDUZIONE DI FORNITURA OPERATA DA SICILIACQUE SPA.
Cordiali saluti.
Associazioni aderenti alla Consulta:
Agrigento Punto e a Capo, Associazione Titano, A Testa Alta, Centro Studi De Gasperi, CodaconsSede Provinciale di Agrigento, Comitato Civico Cantavenera, Ethikos Aps, Konsumer – Agrigento.
Per la Consulta di AICA il Presidente Alvise Gangarossa