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Femminicidio Lorena Quaranta, annullato ergastolo al fidanzato: Era stressato dal covid 

Un processo da rifare e che potrebbe cambiare la sentenza emanata nei primi due gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha acceso di nuovo i riflettori sulla vicenda dell’omicidio della studentessa di medicina di Favara, Lorena Quaranta, 27 anni. Per il suo delitto era stato condannato all’ergastolo il fidanzato Antonio De Pace. Sull’infermiere pendeva l’accusa di omicidio aggravato, perché avrebbe soffocato la compagna a marzo del 2020, in piena pandemia da Covid-19.

Ora la decisione della Suprema Corte cambia nuovamente le carte in tavola. Secondo i giudici, nelle precedenti sentenze, non si sarebbe considerato lo stress procurato dal Coronavirus che potrebbe avere avuto un ruolo determinante nell’ennesimo femminicidio avvenuto in Italia. La Corte di Cassazione ha deciso che ci dovrà essere un nuovo appello e, sulla base delle motivazioni fornite dagli ermellini, potrebbe essere annullato l’ergastolo per De Pace, il quale si avvantagerebbe addirittura delle attenuanti generiche. Quattro anni fa Lorena Quaranta era prossima alla laurea ma, come tutti a quel tempo, viveva l’incubo della pandemia. A marzo cominciò ad accusare mal di gola e il fidanzato, preoccupato che la ragazza avesse contratto il virus, decise di ritornare dai familiari in Calabria. La studentessa non voleva che il compagno la lasciasse sola a Messina, in Sicilia, nell’appartamento dove convivevano, e per questo nacque un violento litigio, al termine del quale la donna perse la vita. Le indagini e le successive sentenze confermarono che a uccidere Lorena Quaranta fu Antonio De Pace. L’uomo, che provò a suicidarsi ben due volte, fu lui stesso ad avvisare i carabinieri. Quindi, il lungo processo, con la condanna, per due volte, all’ergastolo. Adesso la sentenza a sorpresa della Cassazione che, come riporta il quotidiano di Roma Il Messaggero, ha ribaltato le decisioni dei giudici del tribunale. Secondo gli ermellini “in un frangente storico drammatico, in cui l’umanità intera è stata chiamata praticamente dall’oggi al domani a resistere a un pericolo sino a quel momento sconosciuto, invasivo e in apparenza inarrestabile”, l’omicida “ha vissuto un disagio psicologico poco a poco evoluto in ansia e, quindi, angoscia”. Ciò comporta la necessità di avviare un nuovo procedimento giudiziario a carico di De Pace. La decisione ha già provocato le prime reazioni.

“Queste motivazioni – ha dichiarato l’avvocato Concetta Miasi, del centro antiviolenza Una di noi – lasciano spazio alla possibilità di ritenere che tutto sia lecito se commesso in un periodo di stress”.

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