C’è anche l’assessore regionale alla Sanità, Giovanna Volo, tra gli indagati dell’operazione dei carabinieri – che ha portato a 9 misure cautelari per peculato e corruzione – a Messina. Il blitz nasce dagli accertamenti avviati nel 2019, dopo la denuncia di un medico che lavorava al Policlinico di Messina: aveva segnalato presunte irregolarità nella gestione del centro clinico privato “Nemosud”, costituito nel 2012, per attività di riabilitazione neurologica sempre al Policlinico. “Ho appreso stamattina di essere sottoposta a indagine da parte della Procura di Messina. Nonostante si tratti di fatti relativi a un periodo precedente il mio incarico di assessore, ho ritenuto opportuno informare subito il presidente della Regione. Sono serena e consapevole di avere sempre agito nel pieno rispetto delle regole. Confermo la piena fiducia nel lavoro della magistratura e resto a disposizione degli inquirenti per chiarire rapidamente la mia posizione”, così ha commentato la notizia l’assessore Volo.
Pronta la replica di Schifani: “Un’indagine non è una condanna, né penale né politica. Stamane l’assessore Volo mi ha correttamente informato dell’accaduto e dei fatti che le si contestano. Rimane immutata la mia fiducia nei suoi confronti”.
Le indagini dei carabinieri – come riporta l’agenzia Dire – hanno avuto una svolta grazie ai chiarimenti forniti da un dirigente del Policlinico di Messina sulle convenzioni stipulate tra l’ospedale e la fondazione privata costitutiva del centro clinico. Secondo la Procura di Messina, dal 2012 al giugno del 2021 (anno di chiusura del centro clinico), attraverso convenzioni “sempre più vantaggiose” per la struttura privata, “si è consentito a una realtà privata di operare in un ospedale pubblico con costi a carico dell’erario”. Il tutto “in assenza di autorizzazioni e accreditamento della Regione Siciliana”.
E’ emerso, inoltre, che i dirigenti dell’epoca del Policlinico avrebbero esternalizzato arbitrariamente in favore del centro privato le prestazioni di neuroriabilitazione “stornando il rimborso delle spese da parte del Servizio sanitario regionale”. Gli indagati, quindi, avrebbero distratto fondi pubblici “destinando al centro clinico rilevanti somme di denaro appartenenti alla struttura pubblica”. Il Centro avrebbe poi qualificato le prestazioni erogate con un codice che prevedeva un rimborso da parte della Regione, nonostante questa non avesse programmato quel tipo di prestazioni da parte del Policlinico.
Nell’inchiesta sulla clinica NeMo Sud e il Policlinico di Messina sono indagati, a vario titolo per peculato e corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, Alberto Fontana, 52 anni, ex presidente della fondazione Aurora onlus (che gestiva il centro clinico Nemo Sud a Messina),Giuseppe Laganga Senzio, 47 anni, ex direttore amministrativo del Policlinico messinese, Mario Giovanni Melazzini, 65 anni, anche lui ex presidente della fondazione Aurora onlus, Giuseppe Pecoraro, 75 anni, commissario straordinario del Policlinico, Paolina Reitano, 64 anni, ex direttrice sanitaria del Policlinico, Marco Restuccia, 60 anni, direttore generale del Policlinico, Giuseppe Vita, 72 anni, medico dirigente dell’unità operativa di Neurologia del Policlinico, l’attuale assessora regionale alla Sanità Giovanna Volo, 68 anni, ex direttore sanitario dell’ospedale universitario, Michele Vullo, 68 anni, ex direttore amministrativo del Policlinico.
Giuseppe Vita, Mario Giovanni Melazzini, Alberto Fontana, Giuseppe Laganga Senzio hanno la misura cautelare del divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare impresa in ambito sanitario. Per tutti e nove gli indagati ciascuno pro quota, è stato disposto il sequestro preventivo di denaro, beni mobili e immobili, per l’importo complessivo di 11 milioni di euro, pari ai fondi pubblici distratti. L’ordinanza delle misure cautelari è stata firmata dal gip Claudia Misale.