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Video. Sparatoria Villaggio Mosè, Procuratore Di Leo: Vicende che distruggono famiglie, nessun debito può essere una giustificazione! 

In merito alla sparatoria avvenuta venerdì 23 febbraio a Villaggio Mose’ ad Agrigento, il Procuratore Giovanni Di Leo ha tenuto una conferenza stampa presso la questura di Agrigento per condannare l’atto e richiamare alla responsabilità individuale e collettiva nella risoluzione dei conflitti. Roberto Di Falco, 37enne di Palma di Montechiaro, è morto, ucciso da un colpo di pistola all’addome, il fratello Angelo Di Falco, 39 anni e gli amici Calogero Zarbo, 40 anni e Domenico Avanzato, 37 anni, sono in carcere. 

Le  parole del Procuratore hanno espresso fermezza nel ribadire che nessun debito può giustificare un atto così brutale e inaccettabile. L’aggressione violenta ai danni del commerciante di auto Lillo Zambuto ha lasciato un segno indelebile, mettendo in luce le drammatiche conseguenze della violenza ingiustificata. Secondo le indagini della squadra mobile di Agrigento, l’attacco è stato scatenato da una controversia legata al mancato pagamento di alcune autovetture da parte del concessionario. Quattro individui hanno preso di mira Zambuto mentre si trovava nel piazzale della sua attività commerciale, tentando di risolvere una disputa finanziaria con una violenza estrema. Di Leo ha sottolineato l’importanza di affidarsi al sistema giudiziario per risolvere le controversie, invitando alla calma e alla razionalità nell’affrontare le dispute. Ha anche lanciato un appello alla riflessione collettiva sulle tragiche conseguenze della violenza, invitando tutti a promuovere una cultura del rispetto e della legalità. L’episodio nel Villaggio Mosè rimane un campanello d’allarme, una testimonianza delle devastanti conseguenze della violenza e dell’ingiustizia. Solo attraverso un impegno comune per la pace e la giustizia possiamo sperare di porre fine a tali atti aberranti e costruire un futuro migliore per le generazioni a venire. “Da parte delle forze dell’ordine di Agrigento c’è professionalità sulla quale ci si può certamente fidare da parte della società civile. Il fatto di cui ci siamo occupando è sicuramente tragico. Il motivo per cui teniamo questa conferenza stampa è quello di sollecitare una riflessione comune, soprattutto in chi è protagonista di vicende come questa. Sono vicende che distruggono la vita di intere generazioni e famiglie. È quindi necessario assolutamente una riflessione di questo tipo. È altresì necessario rimettersi alla giudiziaria nelle scelte, avvalendosi di avvocati nell’interesse e nel rispetto integrale delle parti coinvolte. Questo non deve comunque tradursi in azioni volte a promuovere una cultura che non sia basata sulla legalità e sulla risoluzione pacifica delle controversie. In qualsiasi società civile, tale comportamento non dovrebbe avere diritto di cittadinanza. Non è ammissibile che per un debito non pagato si arrivi a compiere atti violenti. È essenziale comprendere che la violenza di questo tipo non risolverà nulla. In questa occasione, sono stati gli stessi aggressori a rimetterci la vita, per circostanze che ancora dobbiamo comprendere appieno. Questa spirale di violenza deve essere fermata. Se non c’è un senso naturale di giustizia da parte degli stessi protagonisti coinvolti, e si continua nella ricerca di vendetta in maniera ingiustificata, la situazione non può far altro che peggiorare.” Le  parole del Procuratore, sono un appello alla riflessione collettiva sulle drammatiche conseguenze di tali episodi di violenza, sottolineando la necessità di un’azione congiunta per fermare questa spirale di vendetta ingiustificata. Il Procuratore ha anche ribadito l’importanza di affidarsi al sistema giudiziario per risolvere le controversie, invitando alla calma e alla razionalità nell’affrontare le dispute. Inoltre, ha condannato fermamente l’uso della violenza come mezzo per risolvere dispute finanziarie, sottolineando che nessun debito giustifica un atto così brutale e inaccettabile. In una società civile e giusta, la giustizia deve prevalere attraverso i canali legali, senza cedere alla tentazione della vendetta personale. È un monito che richiama alla responsabilità individuale e collettiva, invitando tutti a promuovere una cultura del rispetto e della legalità. L’episodio nel Villaggio Mosè rimane un campanello d’allarme, una testimonianza delle conseguenze devastanti della violenza e dell’ingiustizia. Solo attraverso un impegno comune per la pace e la giustizia possiamo sperare di porre fine a tali atti aberranti e costruire un futuro migliore per le generazioni a venire.

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