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Omicidio Villaggio Mosè, tutto nasce da un auto pagata con assegni a vuoto

Al momento ci sono tre indagati ma in carcere potrebbero finirci anche altre persone. La svolta nelle indagini sulla sparatoria avvenuta nella concessionaria di autovetture, avvenuta nel tardo pomeriggio di venerdì, nelle adiacenze della chiesa di Santa Rosa al Villaggio Mosè è arrivata ieri mattina. La procura della Repubblica di Agrigento ha emesso un provvedimento di fermo nei confronti di tre indagati. Si tratta del fratello della vittima, Angelo Di Falco e di altre due persone: Calogero Zarbo, 41 anni, e Domenico Avanzato, 40 anni tutti e tre di Palma di Montechiaro, che si trovavano in compagnia di Roberto Di Falco, il trentottenne deceduto in seguito ad un colpo di pistola all’addome. “Omicidio mediante errore” è la contestazione mossa alle tre persone destinatarie del
provvedimento di fermo della Procura di Agrigento, disposto dal pm Gaspare Bentivegna, per pericolo di fuga e di reiterazione del reato: i tre indagati sono stati accompagnati e rinchiusi nella casa circondariale Pasquale Di Lorenzo. Secondo gli investigatori avrebbero voluto e cercato di uccidere Lillo Zambuto, il concessionario di auto del Villaggio Mosè, ma nell’esecuzione del reato – per errore appunto – è stata uccisa un’altra persona. Ai fermi si è arrivati dopo circa 12 ore di interrogatori, condotti dalla polizia durante la notte e coordinate in prima persona dal procuratore capo, Giovanni Di Leo.
Ad eseguire il fermo sono stati gli agenti della Squadra mobile di Agrigento, guidati dal dirigente Vincenzo Perta e dal suo vice Andrea Palermo. Gli indagati, difesi dagli avvocati Santo Lucia e Tony Ragusa, compariranno tra lunedì e martedì davanti il gip per l’udienza di convalida del fermo. I fermi, disposti per pericolo di fuga e per il pericolo di reiterazione del reato, sono stati, per polizia e Procura, un atto necessario. Dovuto sulla base delle attuali risultanze investigative. Oggi la Procura chiederà la convalida e tutto sarà rimesso nelle mani del giudice.L’attività investigativa è ancora in corso. 

 Ad accendere la violenta discussione, secondo una prima ricostruzione, sarebbe stato proprio Angelo Di Falco che ha rivendicato con forza il pagamento della vendita di un’autovettura pagata – è questa l’ipotesi – con assegni scoperti.
Il battibecco tra i contendenti è sfociato immediatamente in rissa culminata con il ferimento di Roberto Di Falco, colpito all’addome da un proiettile.
Il trentottenne palmese, ferito gravemente dal colpo partito dalla pistola che impugnava il fratello e che – secondo indiscrezioni si sarebbe inceppata – è stato portato al pronto soccorso dall’autovettura del fratello, una Mercedes classe C. Non c’è stata nessuna fuga di auto, lungo le strade del Villaggio Mosè. La macchina che è stata vista allontanarsi, poco dopo rintracciata appunto all’ospedale San Giovanni di Dio di contrada Consolida, era quella con cui si è cercato di velocizzare i soccorsi al palmese ferito. I tre accompagnatori della vittima nel corso degli interrogatori condotti in Questura dal procuratore capo Giovanni Di Leo non hanno convinto gli inquirenti. Nelle prossime ora verrà eseguita anche l’autopsia dal medico legale Alberto Alongi che nella tarda serata di venerdì ha anche effettuato l’ispezione sul cadavere dell’uomo che a causa della grave perdita di sangue è deceduto proprio quando è arrivato in ospedale.

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