È stato fissato per mercoledì 27 dicembre l’interrogatorio di Guglielmo Ruisi, l’imprenditore di Valguarnera Caropepe arrestato ieri in un residence a Catania accusato dell’omicidio di Salvatore Scammacca e di aver causato la morte di Nunzia Arena. Detenuto a Catania Per il momento, l’uomo si trova in carcere, chiuso in una cella del penitenziario di piazza Lanza dove ha già trascorso la sua prima notte. Il difensore dell’indagato è l’avvocato Luca Di Salvo, del foro di Enna, che assisterà il 51enne davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, Ottavio Grasso. In quell’occasione, l’imprenditore di Valguarnera potrà raccontare la sua verità, tra cui chiarire le ragioni per cui ha deciso di allontanarsi dopo il dieci ottobre e naturalmente difendersi dalle accuse dei magistrati, della polizia e dei carabinieri di Enna che lo indicano come l’autore dell’assassinio di Salvatore Scammacca, 47 anni, anche lui di Valguarnera, con cui, secondo quanto prospettato dagli inquirenti, avrebbe avuto degli screzi risalenti al 2018, in occasione della sfilata dei carri allegorici. Nel corso della conferenza stampa, tenutasi ieri al palazzo di giustizia di Enna, il Procuratore facente funzioni, Stefania Leonte, ha spiegato che, grazie al racconto dei testimoni ed alla scansione delle telecamere di sorveglianza del Comune di Valguarnera e private, è stato possibile ricostruire quanto accaduto in quel drammatico giorno.
“C’è stata una lite – ha detto il pm Stefania Leonte – tra Ruisi, riconosciuto dai testimoni, e Scammacca che è stata sedata da alcuni passanti. Però, Ruisi si è allontanato, probabilmente per recuperare l’arma. Si è poi messo alla guida della sua auto per ricercare Scammacca e non appena lo ha incrociato, mentre la vittima era al volante di una macchina, ha esploso dei colpi d’arma da fuoco. Scammacca ha perso i sensi e così l’auto, priva di controllo, è finita contro un furgoncino, travolgendo sia il venditore ambulante, rimasto ferito, sia una anziana acquirente, morta successivamente”. Il pm Leonte ha descritto così quegli istanti successivi: “La spietatezza e la freddezza del presunto autore del reato si è concretizzata con una ulteriore azione: è sceso dalla sua macchina per poi sparare altri colpi d’arma da fuoco contro la vittima. A quel punto, si è dato alla fuga al volante della sua auto, facendo perdere le tracce. La fuga era stata meditata: lo apprendiamo dalla circostanza che aveva lasciato a casa il telefono cellulare. Se lo avesse avuto con se, gli inquirenti avrebbero avuto l’opportunità di localizzarlo subito”.