Il sindaco di Canicattì Vincenzo Corbo:”Ho appreso dagli organi di stampa dell’esistenza di un procedimento penale a mio carico che mi vedrebbe indagato per i reati di frode e per aver indicato nella dichiarazione IVA relativa al periodo di imposta 2019 elementi attivi inferiori a quelli effettivi. Fermo restando il fatto che apprendere tali notizie ancor prima di ricevere ufficiale comunicazione dalla competente Autorità Giudiziaria destabilizza qualunque cittadino, ancorché esposto politicamente, e rispettando sempre l’operato della Magistratura cui fornirò, appena in possesso delle esatte contestazioni, i dovuti chiarimenti, tengo son d’ora a precisare che la durata del mio incarico quale presidente del Consorzio Tre Sorgenti si è temporalmente collocata tra il 31.10.2019 e il 28.01.2020, data in cui ho rassegnato le mie irrevocabili dimissioni. Da tale ultima data non ritengo di aver potuto porre in essere nessuna delle contestazioni che mi vengono mosse. Tanto dovevo nell’ottica di una dovuta correttezza e trasparenza.”
La Procura di Agrigento a forma del pubblico ministero Paola Vetro ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti del sindaco di Canicattì, Vincenzo Corbo, e di tre tecnici: Carmelo Vaccaro, 59 anni, di Realmonte; Jessica Vanessa Lo Giudice, 32 anni, di Palma di Montechiaro e Mauro Porcelli Licata, 64 anni, di Licata. Il primo cittadino di Canicattì, così come gli altri tre tecnici, risulta indagato in qualità di presidente del Consorzio Tre Sorgenti, il soggetto pubblico che eroga il servizio idrico in sette comuni della provincia di Agrigento. Tra questi vi è Palma di Montechiaro. Al centro dell’inchiesta ci sarebbe infatti la fornitura idrica proprio al comune del Gattopardo al quale, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, dal 2018 e per i successivi tre anni sarebbe stata applicata una tariffa maggiore rispetto a quella dovuta. Si ipotizza una frode in forniture pubbliche ed evasione di un’imposta di 100 mila euro. “Il Consorzio, in particolare – si legge nell’atto di accusa della Procura -, dopo avere comunicato all’Arera una tariffa pari a 0,6629 euro a metro cubo per l’anno 2012 e dopo essere stato escluso dall’aggiornamento delle tariffe, per la mancata consegna degli impianti al gestore d’ambito affidatario del servizio, ha applicato la tariffa maggiore di 0,6869”.