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Carmelo Asaro “Voci di Sicilia”: Viaggio “guidato” nella musicale lingua di Canicattì.

UNA PREGEVOLE OPERA CHE UNISCA LA SEMPLICITÀ DEL RACCONTARE AL RIGORE LINGUISTICO TERRITORIALE DEL RICERCATORE.

Carmelo Asaro è una di quelle persone che è difficile da definire. Per chi lo conosce, tale affermazione non può che risultare “naturale”. Carmelo Asaro è certamente al di sopra di ogni “definizione”, nel senso che la sua apertura, il suo bagaglio culturale, il suo “sapere” sembra proprio non avere dei confini “definiti” e quindi esplicabili facilmente.

Docente appassionato di lettere classiche (e io ne so qualcosa…) si è laureato, sempre brillantemente, in giurisprudenza per intraprendere la carriera di magistrato. Anche in magistratura non si è “limitato” a fare il magistrato ma è diventato una sorta di “guru” dell’informatica ministeriale creando (nel vero senso della parola) l’applicativo Daedalus che è un sistema di assistenza informatica all’attività del pubblico ministero; per questa sua “creatura” ha avuto importanti riconoscimenti in Italia e all’estero. Oggi è docente universitario alla Sapienza di Roma con un corso a dir poco interessante che unisce l’informatica al diritto. Tutto questo, sinteticamente, dovrebbe essere un profilo del carissimo Carmelo Asaro ma non è assolutamente esaustivo.

Per avere un profilo più aderente alla sua grande personalità bisogna ancora aggiungere due importanti elementi. Il primo è la modestia. Una modestia che fa parte del suo modo di porsi; la si nota nelle sue parole, nei suoi interventi e anche nel suo timbro di voce. La sua modestia, unita alla sua proverbiale generosità lo ha portato ad accettare di essere un “giudice” nel concorso di poesia “Il parnaso – Premio Angelo La Vecchia” e più esattamente valutatore dei componimenti in lingua locale. L’altro elemento importante è la sua produzione letteraria che rispecchia perfettamente tutto ciò che è ma che aggiunge anche il suo “saper raccontare”.

“Voci di Sicilia” è una delle recenti opere e per sua stessa ammissione raccoglie “situazioni semplici” del “vivere quotidiano del secolo scorso”. Una raccolta di storie che sono il pretesto per “raccontare” il passato sia alle nuove generazioni che anche a chi questo passato lo ha vissuto in prima persona. Carmelo Asaro ce lo propone così com’era. Parole, sceneggiatura, situazioni, sono i componenti di una restituzione quasi fotografica del passato. Ovviamente questo non è tutto. Sarebbe banale, scontato.

Voci di Sicilia ha un grandissimo pregio che lo stesso Carmelo Asaro dice in premessa: “Il siciliano usato nel libro è espresso attraverso una morfologia e una sintassi rigorose e costantemente osservate quale patrimonio linguistico da custodire e trasmettere”. La lingua siciliana usata dal “linguista” Carmelo Asaro è quella pura e semplice utilizzata nella “nostra” terra. Scarnificata e depurata dalle “parole italiane sicilianizzate e siciliane italianizzate”. La nostra lingua va tutelata e trasmessa nella sua forma “naturale” quella cioè legata al territorio.

Tutti i racconti sono scritti nel nostro siciliano ed hanno la traduzione in italiano quale importante valore aggiunto che non solo può aiutare il lettore che non conosce la lingua siciliana ad approcciarsi ad essa ma costituisce un elemento sostanziale e didattico di confronto linguistico.

Leggere i racconti in “Voci di Siclia” è un godimento assoluto. Colpisce l’immediatezza del periodare che scaturisce dalla estrema musicalità del “nostro” siciliano. I dittonghi spagnoleggianti, la rude e arrotata “erre” dopo le “d” e “t” rendono giustizia (e non a caso è Carmelo Asaro a farlo) di quell’aspetto unico che solo la nostra “parlata” possiede.

Le storie sono originali ma attingono alla nostra tradizione sia nel contenuto che, ovviamente, nella forma. Ci trovi i nostri modi di dire, le nostre figure popolari. Prendono vita anche le persone che riconosciamo nelle storie e che ci fanno rivivere con emozione i momenti della nostra vita trascorsa.

Nonostante la connotazione del libro è fortemente radicata al nostro territorio canicattinese, la lettura è assolutamente consigliata ad un pubblico vasto anche, e soprattutto, non siciliano. Tutto questo grazie alla semplicità delle storie e grazie ancora alla sapiente traduzione che non solo è puntuale ma nobilita l’esercizio della traduzione stessa.

Da questo libro viene fuori un insegnamento. La lingua non è e non deve essere mai un ostacolo nella comunicazione. Se opportunamente valorizzata ogni lingua è un arricchimento che lo si può “monetizzare” non necessariamente studiando le varie e molteplici lingue ma “avvicinandosi” alla diversità linguistica con umiltà e con amore. Questa la lezione del prof. Carmelo.

Il libro si può acquistare su Amazon digitando semplicemente il titolo.

Calogero La Vecchia

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