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Palma di Montechiaro chiede stato di calamità: Caldo torrido danneggia l’agricoltura 

L’amministrazione comunale di Palma di Montechiaro, diretta dal sindaco Stefano Castellino ha chiesto alla Regione Siciliana la dichiarazione di calamità naturale per via delle alte temperature del mese di luglio che hanno causato ingenti danni agli agricoltori locali. La delibera prodotta dal lavoro sinergico del Sindaco con l’assessore comunale Rosario Provenzani, che ha portato anche il suo contributo professionale essendo un tecnico del settore, è stata approvata oggi dall’esecutivo.

Il picco di calore, con valori di 8-12 gradi in più rispetto al periodo, ha causato e continua a causare danni irreparabili alle colture, compromettendo la sicurezza alimentare e l’economia agricola. Oltre il quaranta per cento delle vigne è andato in fumo, prima per i danni della peronospora e adesso per la forte calura.

“L’andamento meteorologico, che ha generato un forte caldo-umido, ha favorito nei campi coltivati lo sviluppo incontrollato della peronospora – dice il primo cittadino – Si tratta di un fitopatogeno che si sviluppa con particolari condizioni climatiche e che, a causa dell’allagamento di molti campi, ha reso impossibile ai proprietari di intervenire con i trattamenti adatti a combatterlo. Alla luce della situazione che interessa particolarmente, ma non solo, le coltivazioni di vite e grano duro, chiediamo al Presidente della Regione, Renato Schifani, all’Assessore Regionale all’Agricoltura On. Sammartino, e all’intera giunta regionale di riconoscere lo stato di calamità naturale affinché gli agricoltori possano ricevere un aiuto immediato ed indispensabile. In assenza di un intervento si avrebbe notevoli ripercussioni anche sociali, e gli agricoltori avrebbero notevoli difficoltà a sostenere i propri bisogni e quelle delle loro famiglie”.

“Occorre accelerare l’iter burocratico – dice l’Assessore comunale palmese Dott. Agr. Rosario Provenzani – istituendo l’attivazione di un tavolo tecnico che si occupi di definire le azioni di ristoro. Secondo il mio personale parere la strada da percorrere dovrebbe essere quella di un intervento legislativo con copertura finanziaria, che includa anche una specifica deroga all’esclusione dalle agevolazioni delle categorie di danni (alle produzioni e alle strutture) previste dal sistema dell’assicurazione agevolata, anche laddove le fitopatie non siano previste tra le cause. In questo modo si permetterebbe sia alle aziende colpite di accedere agli interventi compensativi, sia di incrementare i fondi destinati alle compensazioni”.

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