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Agrigento. Assolto per vizio di mente: torna a perseguitare donna, divieto di avvicinamento per lo stalker

A seguito di tempestiva richiesta della Procura della Repubblica di Agrigento, il GIP del Tribunale di Agrigento emetteva misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, con divieto di comunicare con la stessa e con applicazione del braccialetto elettronico nei confronti di S.R., indagato per il delitto di atti persecutori in danno della titolare di un noto locale agrigentino da anni perseguitata dal giovane.
La misura disposta veniva eseguita dal personale dell’UPGeSP della Questura di Agrigento, che provvedeva allo svolgimento celere e tempestivo delle indagini necessarie a riscontrare le ipotesi delittuose e le condizioni psichiche dell’indagato, recentemente prosciolto per i fatti pregressi in danno della medesima persona offesa per vizio di mente.
L’attività di indagine proseguirà per acquisire i necessari ulteriori elementi di prova finalizzati a chiarire i fatti per cui si procede.

La misura cautelare è stata eseguita, nella notte, dai poliziotti della Questura di Agrigento. R.S., recentemente prosciolto per vizio di mente dall’accusa di stalking, era tornato a perseguitare la donna.

Nei giorni scorsi l’agrigentina, titolare di un noto locale della via Atenea da anni perseguitata dal giovane, sulla sua pagina di Facebook, ha raccontato l’incubo vissuto e la delusione per come si era concluso il processo. Ma ancora peggio il ritorno dello stalker che nel frattempo aveva ripreso a perseguitarla pesantemente. Libero di fare qualsiasi cosa, libero di tornare a tormentare la ragazza he adesso non sapeva più a chi aggrapparsi. Una storia triste, drammatica e fortemente pericolosa. Riportiamo il testo scritto dalla vittima su Facebook: 

“Vorrei leggeste…e vorrei lo faceste perché non è una catena, perché sono seria e soprattutto perché è tutto vero.
Io ho soltanto 1 profilo ed è questo. 
La stessa cosa vale per Instagram.
Se, quindi, dovessero arrivarvi richieste di amicizia da account con il mio nome e la mia foto non accettatela, non sono io..
Ma tranquilli, non è nemmeno un hacker e nessuno, quindi, vi ruberà nulla.  
È soltanto il mio stalker, che dopo 8 anni di violenze psicologiche e morali, 8 di danni alle cose mie e dei miei cari, 7 di udienze e processi, 3 di carcere preventivo per pericolosità sociale, innumerevoli provvedimenti restrittivi e tante, ma davvero così tante vicende sconcertanti, è stato assolto per incapacità di intendere e di volere e quindi è LIBERO.
Libero di dedicarsi a questa nuova attività, anche. Quella di rubare le mie foto, aprire profili falsi e chiedere il contatto alle persone vicine a me.
In questo momento, ad esempio, ha come foto del profilo WhatsApp la mia faccia…
Ed è libero.
Si, libero. Avete letto bene.
Per carità, libero di continuare anche – naturalmente – a fare quello che faceva prima, tempestarmi cioè di chiamate, messaggi e minacce.
E infatti lo fa, lo sta facendo anche adesso, mentre scrivo a voi, per esempio.
E libero e sena alcuna restrizione, ci tengo a dirlo.
E questo perché il tribunale della libertà ha cancellato anche gli ultimi provvedimenti emanati a seguito delle minacce fatte dopo essere stato lasciato libero.
Direte: può essere mai che uno la quale pericolosità è stata riconosciuta tale da addirittura tenerlo 3 anni in carcere in via cautelare, appena esce continua a fare le stesse cose, la vittima continua a denunciare, vengono emanati dei provvedimenti restrittivi perché è incredibile che dopo tutti questi anni una persona dimostri di non mollare un attimo, e un tribunale li cancella?
Si, è possibile.
Il perché? Lo sapremo fra 45 giorni e mentre vi prego di non chiedervi cosa accadrà perché tanto può accadere qualunque cosa, lui ormai in carcere non potrà più andare, non so se avete capito.
È incapace di intendere e volere.
Ah, tranne se mi uccidesse, ovviamente.
Lì ci sarebbe un reato diverso e quindi sarebbe processabile.
Ma quello casomai lo leggereste sui siti locali, non sul mio profilo; in quel caso temo che non potrei aggiornarvi di persona.
Spero mi scuserete.
Ma del resto il suo avvocato, DONNA, lo aveva rassicurato in merito a questo (e lo so perché lui, il cretino, mi ha inviato lo screenshot dei messaggi che si scambiavano).
Si, gli diceva che poteva stare tranquillo (di continuare a torturarmi, cioè) perché tanto lei stava preparando il ricorso e nessuno avrebbe più potuto rimetterlo in carcere.
Che brava che è stata.
Anche a tenerselo nonostante le minacce ricevute è stata brava.
Minacce che doveva ritenere più vere di quelle babbe fatte a me, evidentemente, visto che in udienza, a difenderlo, lei di contro, andava accompagnata dai carabinieri.
Ma che fosse brava nei casi di stalking lo si sapeva già. Ci sono diversi articoli che lo testimoniano.
Potete andare a cercarli se volete. Basta digitare due parole su Google e spunta il suo nome e cognome. (Se siete fortunati anche la faccia).
Direte? Simona, hai finito?
No. Ancora un attimo di pazienza.
Manca farvi sorridere con il colpo di scena finale (prima del finale finale) quando, cioè, lo hanno scarcerato (due settimane fa) e un ente pubblico preposto alla salute mentale (del resto per pazzia lo hanno assolto) lo invia (per mancanza di posti, si intende), in una comunità per MINORI e ANZIANI piuttosto che in una struttura adeguata (per davvero).
Perdendoselo per giunta!
Si, perché poi – invece – lo sapevano in psichiatria, benché nessuno sapesse chi glielo avesse portato.
E infatti non glielo aveva portato nessuno.
Non c’era.
Quindi sarà ancora in comunità, direte.
E no, in comunità non c’era perché la direttrice non si era letta nemmeno la sentenza di scarcerazione e quindi, non sapendo che aveva una restrizione, quando ha iniziato a spaccare tutto lo aveva serenamente lasciato andare.
Del resto c’erano ancora i regali dell’inaugurazione incartati, non poteva rovinarli.
Ste sentenze lunghe poi!
Era scritto al quarto rigo dell’unica pagina che aveva da leggere, mica poteva perdere tutto quel tempo.
E allora dov’era? Vi chiederete sempre..
In giro; la sera prima è stato visto davanti al nostro locale anche.
Ma del resto, se nessuno lo cercava perché no? Riallacciare i contatti è importante.
Peccato, però, che una persona che sapeva fosse evaso (perché di questo si trattava) c’era e lo trova.
Per caso.
E in tutta questa vicenda sapete chi è l’unica vera degna di nota? Proprio lei, la mia amica/eroe. Che malgrado tutto si improvvisa agente speciale dei servizi segreti, lo pedina e con la polizia al telefono l’aiuta a prenderlo.
Sembra finto, lo so. Anche a me.
Quel giorno torna in comunità ma oggi è completamente e tempestivamente libero perché tutto questo non ha nessun peso, nemmeno gli errori di tutti i protagonisti preposti a fare questo di mestiere. E non chiedetevi nemmeno chi paga che tanto non paga mai nessuno.
Forse io, un po’.. E tutte le persone a me vicine che trascorrono – ormai da anni – le proprie giornate sospendendo di continuo tutto per dedicarsi a denuncia infinite, vite in ansia, accompagnamenti e tanti tanti dispiaceri.
Fine della storia. Tirate un sospiro di sollievo perché lo so che c’è da girare la testa …oltre che non crederci.
Non ci credo quasi manco io…
Ma questa è.
Insomma, se vi arrivano richieste di amicizia con il mio nome e la mia faccia, non fidatevi, non sono io…
Ma nemmeno delle frasi fatte, dei “denunciate” , delle associazioni private e dei servizi pubblici c’è da fidarsi molto sapete?
Poi un giorno vi racconterò il perché…
Intanto respiro e vado avanti…e mi chiedo (ve lo confesso) quanti si aggiungeranno a tutti quelli che ho incontrato in questo percorso, i quali hanno detto (oppure nei quali occhi ho letto): “si, vabbè, ma chissà lei che ha fatto”…
Vi tolgo una curiosità: non ho fatto niente, solo il mio lavoro.
Buon pomeriggio”.

“#simonasiamonoi”. Accanto alla donna si era subito schierata la Caritas Diocesana di Agrigento, con il suo responsabile Valerio Landri. “Quello che sta accadendo ci spiazza, è inutile nasconderlo perché a vacillare in questo momento è la nostra fiducia nelle istituzioni, nel sistema di regole che questa comunità si è data e nel modo in cui esse vengono interpretate e applicate – ha scritto Valerio Landri -. Possibile che una ‘incapacità di intendere e di volere’ autorizzi una persona ad essere pienamente capace di nuocere ad un’altra? E fino a che punto, poi? Cosa dovremmo attenderci? Possibile che una ‘incapacità di intendere e di volere’ del carnefice finisca con il tradursi nella incapacità della vittima di pienamente determinare la propria vita, i propri movimenti e l’uso esclusivo della propria identità sui social che oggi rappresentano il più efficace e veloce strumento di relazione sociale? So anche che Simona da oggi siamo tutti noi, perché non possiamo e non vogliamo permettere che questo vuoto istituzionale passi inosservato”.

In merito alla vicenda era intervenuta anche la deputata del Pd Giovanna Iacono. “Nei prossimi giorni presenterò una interrogazione al Ministero della Giustizia per chiedere chiarezza sulla storia di Simona, la donna agrigentina che nei giorni scorsi ha lanciato sui social un vero e proprio grido di allarme dopo che il Tribunale delle Libertà avrebbe rimesso in strada il suo stalker. Una denuncia che non può e non deve lasciare indifferente nessuno, perché oggi Simona, pur avendo piena fiducia nella giustizia – tanto da aver denunciato il suo persecutore – è tornata priva di qualunque tutela dopo che l’uomo sarebbe stato scarcerato e gli sarebbero stati eliminati tutti i provvedimenti restrittivi perché incapace di intendere e volere. Le parole di Simona sono un pugno nello stomaco, e da donne, da cittadine, da rappresentati politiche non possiamo accettare. Per questo faremo quanto in nostro potere per darle supporto e fare chiarezza su questa vicenda e per questo come Partito Democratico continuiamo a chiedere misure più restrittive di quelle attualmente previste dal Governo nazionale con il cosiddetto “Codice Rosso” e che, a nostro parere, non basteranno ad evitare che gli stalker uccidano le proprie vittime prima nell’anima e poi, troppo spesso, nel corpo”.

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