Il Gup del Tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, ha disposto il rinvio a giudizio dell’imprenditore agrigentino Marco Campione nell’ambito della maxi inchiesta “Waterloo” sulla presunta organizzazione a delinquere di “colletti bianchi” che sarebbe stata messa in piedi dall’ex presidente di “Girgenti Acque”, societa’ che per anni ha gestito il servizio idrico nell’Agrigentino. Con Campione vanno all’approfondimento dibattimentale i vertici dell’azienda.
In merito alle richieste di rinvio a giudizio formulate dall’accusa arriva il proscioglimento dell’ex prefetto di Agrigento Nicola Diomede, accusato di avere “salvato” Girgenti Acque da un’interdittiva antimafia. Il giudice ha disposto “il non luogo a procedere”. Il procuratore reggente di Agrigento, Salvatore Vella, aveva concluso la requisitoria con 35 richieste di rinvio a giudizio e 15 di non luogo a procedere. Non luogo a procedere anche per l’ex presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, per l’ex parlamentare siciliano Francesco Scoma, per l’ex presidente della Provincia Eugenio D’Orsi, per Gerlando Piparo, ex dipendente del Libero Consorzio, per Giovanni Pitruzzella, ex garante della concorrenza, per il giornalista Alfonso Bugea, per i tre carabinieri finiti sotto inchiesta Salvatore Aiola, Leonardo Di Mauro e Rino Vella, per l’ex sindaco di Campobello di Licata, Michele Termini, per l’ex consigliere comunale Gerlando Gibilaro, per Patrizia Scimecca e per i vertici dell’Arpa, Pio Giovanni Avanzato e Salvatore Montana Lampo questi ultimi accusati di alcuni reati ambientali. L’ipotesi è quella di una collaudata rete di corruttela messa in piedi dal patron di “Girgenti Acque”. Professionisti, politici, uomini delle istituzioni e forze dell’ordine sarebbero stati a disposizione della societa’ e, in particolare del suo presidente Marco Campione, in cambio di favori e posti di lavoro per familiari e amici, talvolta pure di un Co.co.co. da 500 euro al mese. In cambio il potente imprenditore avrebbe avuto protezioni, favoritismi e vantaggi a tutti i livelli.