Tre anni e sei mesi di reclusione per essersi messo a disposizione del boss Accursio Dimino, tornato alla guida della famiglia mafiosa di Sciacca dopo un lungo periodo di detenzione. Lo ha disposto il tribunale di Sciacca che ha condannato Massimiliano Mandracchia, 49 anni, commerciante, per favoreggiamento aggravato.
Il processo scaturisce dall’inchiesta “Passepartout”, l’indagine dei carabinieri del Ros che ha fatto luce sulla cosca di Sciacca guidata da Dimino e sugli intrecci con politica e sistema carcerario. Nell’operazione fu coinvolto anche l’ex assistente parlamentare Antonello Nicosia, vera e propria chiave per entrare e uscire dalle carceri italiane e veicolare messaggi tra gli esponenti di cosa nostra. Mandracchia fu arrestato dai carabinieri nel 2018. Secondo l’accusa si sarebbe messo a disposizione del boss Accursio Dimino veicolando messaggi telefonici tra il capomafia e persone negli Stati Uniti. Dalle indagini è infatti emerso che Dimino volesse proseguire la sua “carriera” anche oltreoceano.
La difesa di Mandracchia, sostenuta dagli avvocati Calogero Lanzarone e Antonello Palagonia, ha sostenuto che l’imputato non fosse a conoscenza del contenuto delle comunicazioni e di aver messo a disposizione il suo cellulare perché quello del boss non consentiva le chiamate whatsapp.