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7 anni a Tutino, medico di Crocetta, 4 all’ex manager di Villa Sofia: Interventi estetici a carico del Servizio sanitario

Si è concluso con due condanne, una assoluzione e la dichiarazione di prescrizione per due imputati il processo nato dall’inchiesta su una serie di interventi estetici fatti passare per funzionali, cioè necessari a salvaguardare la salute dei pazienti e perciò a carico del Servizio Sanitario.

La terza sezione del tribunale di Palermo ha condannato a 7 anni l’ex primario del reparto di Chirurgia maxillo-facciale Matteo Tutino e a 4 l’ex manager di Villa Sofia Giacomo Sampieri. Entrambi sono stati interdetti per 5 anni dai pubblici uffici e dovranno risarcire le parti civili: l’assessorato regionale alla Salute, l’ospedale e l’Ordine dei Medici a cui sono state riconosciute provvisionali immediatamente esecutive che vanno dai 15 ai 25mila euro. Tutino e Sampieri erano accusati di truffa, peculato e falso. Assolto il dirigente del dipartimento di Anestesia del nosocomio Damiano Mazzarese, mentre sono state dichiarate prescritte le imputazioni contestate all’ispettore della Digos Giuseppe Scaletta e alla genetista Mirta Baiamonte. Medico personale dell’ex governatore Rosario Crocetta, Tutino finì agli arresti domiciliari. Secondo i carabinieri del Nas, avrebbe eseguito nella struttura pubblica, spacciandoli per «funzionali» e quindi mettendoli a carico del Servizio sanitario Nazionale, interventi di chirurgia estetica. Oltre ai dati emersi dalle analisi documentali, contro il chirurgo ci furono anche le testimonianze di alcuni colleghi che, per essersi opposti alla sua gestione disinvolta del reparto, hanno subito vessazioni e denunce (poi archiviate). L’inchiesta, oltre a mettere in luce i lauti guadagni incassati da Tutino che, per ogni intervento eseguito indebitamente nella struttura pubblica prendeva tra i 2.000 e i 3.500 euro, tracciò un ritratto inquietante del protagonista della vicenda: un uomo, scrisse il gip che ne dispose l’arresto, in grado di piegare ai propri fini anche personaggi gerarchicamente a lui sovraordinati, come Sampieri. Quest’ultimo, ad esempio, avrebbe impedito che avesse corso un procedimento disciplinare a carico del chirurgo.

L’ex chirurgo plastico, inoltre, avrebbe mentito nella domanda per diventare primario, dichiarando di non avere precedenti penali. Nel suo casellario giudiziale c’era invece una sentenza di condanna definitiva per omicidio colposo.

Nell’indagine finirono anche gli accertamenti sulla cosiddetta «banca dei tessuti» a Villa Sofia. Secondo gli inquirenti, Tutino, avrebbe scelto l’Ivf mediterranean centre della biologa Mirta Bajamonte come partner per l’istituzione della banca dei tessuti nonostante fosse necessaria una gara pubblica. Scaletta si sarebbe dato da fare perché l’affare andasse in porto al più presto.

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