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Favara. Commissione regionale antimafia: Dobbiamo contrastare la cultura dell’indifferenza

La Commissione regionale antimafia si è riunita al Comune di Favara. Per tutta la giornata sono proseguite le audizioni dei vertici istituzionali della provincia di Agrigento e dell’Autorità giudiziaria. Si è parlato di mafia, di corruzione, di estorsioni, ma anche del traffico, spaccio e consumo di droga, e delle tantissime armi che circolano un po’ ovunque. Il primo incontro è stato con il prefetto di Agrigento, Maria Rita Cocciufa, alla presenza del questore Emanuele Ricifari, dei comandanti provinciali dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza, rispettivamente i colonnelli Vittorio Stingo e Rocco Lopane, e dei vertici della Direzione investigativa antimafia. Poi è stato il turno del procuratore aggiunto presso la Dda di Palermo, Paolo Guido, del procuratore capo, facente funzioni, di Agrigento, Salvatore Vella e del procuratore capo di Sciacca, Roberta Buzzolani. Nel pomeriggio è toccato ai sindaci dei Comuni agrigentini.

“Dobbiamo contrastare la cultura dell’indifferenza. Purtroppo c’è una scarsissima attività di denuncia per quanto riguarda le estorsioni e l’usura – ha detto il presidente della Commissione regionale antimafia Antonello Cracolici -. Sorprende che, nella provincia di Agrigento, non esista un’associazione antiracket e le attività vengono sostanzialmente da Palermo. C’è poi una bassa attività della società civile che costituisce il punto più preoccupante, anche per quanto riguarda la capacità reattiva di questo territorio alle bande criminali, ma anche alla cultura dell’antimafia. E su questo c’è da lavorare”. I temi trattati sono stati tanti compresi i fenomeni come lo spaccio di sostanze stupefacenti e il consumo che riguarda tanti giovani, ma anche sulla presenza di tantissime armi. “Lo Stato c’è, è presente – ha sottolineato il prefetto Cocciufa -. Però è anche vero che le denunce sono pochissime, anche delle cose più banali come le risse in centro storico ad Agrigento che vengono filmate con i telefonini. Ma denunce e segnalazioni arrivano, se arrivano, molto dopo. Ci vorrebbe un sussulto d’orgoglio che dovrebbe essere posto in essere dalle 43 amministrazioni locali”.

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