Consulta AICA: Sindaci rendano pubblici i nomi e i curricula dei candidati al nuovo CDA
La Consulta di AICA, il Presidente Alvise Gangarossa:
Ai Comuni Soci di AICA
al Presidente dell’assemblea dei Soci di AICA dott. Alfonso Provvidenza
al Presidente di ATI dott. Domenico Gueli
e p.c. a Sua Eccellenza il Prefetto di Agrigento
I sindaci rendano pubblici i nomi e i curricula dei candidati al nuovo CDA. Abbiamo saputo dalla stampa che i posti lasciati vuoti dalla rimozione del precedente CDA sono molto ambiti, addirittura da 38 candidati. Sebbene non abbiamo avuto il piacere di assistere ad una selezione ad evidenza pubblica, come sarebbe stato giusto per un azienda come AICA, i si ndaci rendano almeno noti i nomi e le caratteristiche dei candidati alla guida della maggiore azienda pubblica della provincia. Purtroppo è evidente come la metodologia di scelta e le trattative che in questo momento stanno intercorrendo tra i sindaci in AICA sono tutt’altro che trasparenti e tutt’altro che adeguate. Il fatto che l’esperienza del precedente CDA, composto da super professionisti selezionati per il loro curriculum non abbia funzionato, non significa che nel selezionare il futuro CDA si possa fare a meno della competenza per privilegiare addirittura la fedeltà ai desideri dei sindaci, specie in un settore come il SII. Si legge, purtroppo, ancora una volta, il vizietto dei politici di proseguire a testa bassa secondo interessi e valutazioni che nulla hanno a che fare con l’interesse pubblico, per il quale la trasparenza dei processi di selezione è un valore aggiunto e non un intralcio. Ci si deve augurare con tutte le forze che questa volta il nuovo CDA sia in grado di correggere la rotta di AICA e di mettersi a correre per risolvere tutte le storture prodotte finora. Anche se oggi più che mai le scelte sono in mano alla politica e questo non ci fa sperare per il meglio. Finora la stessa politica che tratta passaggi delicati come questi, a porte chiuse, come se l’azienda fosse un condominio di provincia, ha consentito che AICA perdesse 1,3 milioni di euro in 5 mesi e chissà quanti nei successivi 18 mesi; ha consentito l’aumento indebito delle tariffe senza apportare nessun correttivo efficace al conto economico; mette a rischio i finanziamenti con progetti inadeguati o inesistenti; ha consentito e tollerato insieme all’ATI che si mantenessero feudi intoccabili quali le gestioni salvaguardate, senza controllarne i requisiti di legge, così come i paesi di Palma di Montechiaro e Camastra, i quali continuano a sottrarsi alla cessione delle reti senza avere alcun titolo e alcun diritto. A loro e a tutti i politici ribadiamo la necessità di rafforzare AICA perchè, se dovesse venir meno quest’ultimo presidio di gestione pubblica, non ci sarebbero più ostacoli allo strapotere delle multinazionali private, le quali, a differenza dei politici, se dovessero accaparrarsi la futura gestione pretenderanno ciò che la norma impone quindi anche le gestioni dirette, salvaguardate o ribelli che siano, con tanti saluti all’acqua pubblica di ogni genere e specie.