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Messina Denaro viveva in pieno centro, a Campobello di Mazara. Abiti e profumi di lusso 

I carabinieri del Ros e la procura di Palermo hanno individuato il covo del boss Matteo Messina Denaro, arrestato, ieri, alla clinica Maddalena di Palermo. E’ a Campobello di Mazara, nel trapanese, paese del favoreggiatore Giovanni Luppino, finito in manette insieme al capomafia. Il nascondiglio, secondo quanto si apprende, è nel centro abitato.

E’ in vicolo San Vito (ex via Cv31), in pieno centro a Campobello di Mazara, il covo dove si sarebbe nascosto il super latitante Matteo Messina Denaro negli ultimi periodi. La casa è stata perquisita stanotte. Alle operazioni ha preso parte il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e ora è presidiata dai carabinieri. Alle 8,30 al covo sono arrivati gli uomini del Reparto investigazioni scientifiche di Messina che hanno passato al setaccio l’abitazione. Sul posto anche il capitano dei carabinieri della compagnia di Mazara del Vallo Domenico Testa. Messina Denaro viveva in una casa che negli ultimi mesi, dopo il trasferimento dei proprietari, è rimasta disabitata. I carabinieri del Ros hanno perquisito il covo per tutta la notte. Nel covo del boss Matteo Messina Denaro, a Campobello di Mazara (Trapani), i Carabinieri del Ros hanno trovato molti abiti di lusso, firmati, diversi profumi, anche questi di lusso, e un arredamento definito “ricercato”. “Al momento della cattura Matteo Messina Denaro indossava un orologio molto particolare, con un valore di 30-35mila euro”. Lo hanno detto i Carabinieri in conferenza stampa a Palermo.

 L’edificio, che si troverebbe nel centro abitato, è stato setacciato palmo a palmo. Non è ancora noto cosa sia stato trovato all’interno del covo usato dal boss durante l’ultimo periodo della sua latitanza. 

Centro di 11 mila abitanti in provincia di Trapani, Campobello è il paese di Giovanni Luppino, l’uomo che, ieri, ha accompagnato il capomafia alla clinica Maddalena dove è scattato il blitz. Campobello è a soli 8 chilometri da Castelvetrano, paese di origine di Messina Denaro e della sua famiglia. L’individuazione del covo e la sua perquisizione sono tappe fondamentali nella ricostruzione della latitanza del capomafia. E non solo. Diversi pentiti hanno raccontato che il padrino trapanese era custode del tesoro di Totò Riina, documenti top secret che il boss corleonese teneva nel suo nascondiglio prima dell’arresto, fatti sparire perchè la casa, a differenza di ora, non venne perquisita. Intanto per Matteo Messina Denaro è stato già proposto il carcere duro, il 41 bis. “Al momento le condizioni sono compatibili con la detenzione in carcere. Ancora, in questo momento, non possiamo rispondere su quale sarà la struttura penitenziaria a cui sarà destinato Matteo Messina Denaro”, ha detto il procuratore aggiunto Paolo Guido.

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