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Il disegno urbano e territoriale per lo sviluppo endogeno. Nuovo libro dell’architetto Olindo Terrana

“Il disegno urbano e territoriale per lo sviluppo endogeno”, Franco Angeli Editore, è il nuovo libro di Olindo Terrana, originario di Grotte e residente a Palermo, nel quale viene descritto il percorso della sua attività di ricerca e di sperimentazione progettuale dal 1976 al 2021, prevalentemente svolta in Sicilia.

Il libro, strutturato in tre parti, affronta il tema del progetto inteso come “una delle sfide più stimolanti perché ci consente di ideare e studiare come realizzare quanto intuito nel rapporto tra visione del luogo e sua rappresentazione attraverso la consapevolezza del limite intercorrente fra intuire l’omnidimensionale e il poterlo rappresentare. 

La prima parte del libro “Le dimensioni dell’abitare: progetti di architetture” raccoglie i principali progetti di edifici residenziali, per i servizi e per le attività produttive incentrati sul tema della pianta centrale come elemento ordinatore della disposizione e composizione della gerarchia degli elementi formali del progetto e quale caposaldo di ricerca della centralità dello spazio concepito come elemento generatore di altri spazi della storia dei luoghi insediati mediterranei, così come, dalla reinterpretazione degli elementi e caratteri costituenti il “Genius loci”, con evidenti richiami al vasto repertorio delle tipologie edilizie dell’architettura razionalista, ma anche con reiterati tentativi di un suo superamento attraverso soluzioni caratterizzate da evidenti richiami post moderni.

La seconda parte “Forma e norma del disegno urbano: piani urbanistici”, descrive alcuni strumenti di pianificazione urbana e territoriale della Valle del Belìce, del trapanese e dell’agrigentino, elaborati con un’attenzione particolare verso le tematiche ambientali e del recupero urbano e territoriale, affrontati attraverso interessanti e puntuali trame di disegno urbano finalizzate alla riqualificazione di nuove aree di espansione o marginali e periferiche, come nel caso, particolarmente riuscito, del nuovo disegno urbano della città di San Pedro nella conurbazione costiera di Concepcion in Cile.

La terza parte “Partecipazione e azione locale: programmi interterritoriali” raggruppa i principali piani di sviluppo locale redatti attraverso metodologia bottom-up sulla scorta della programmazione comunitaria quali i patti territoriali, i PIT (Progetti integrati territoriali), i PIST e i PISU (Progetti integrati di sviluppo territoriale e Progetti integrati di sviluppo urbano), LEADER e altre tipologie di PIC (Programmi di iniziativa comunitaria) che intervengono nelle are periferiche dell’Unione Europea quale il versante della Sicilia Centro Meridionale definito da Terrana “Quarto Sud”.

Peculiarità positiva di tali programmi e lo stretto rapporto fra ideazione e attuazione delle iniziative attraverso forme uniche e straordinarie di organismi pubblici e misto pubblico-privati, operanti con uffici unici o di piano, finalizzati alla progettazione, realizzazione, monitoraggio e valutazione delle infrastrutture e della azioni pubbliche e dei regimi di aiuto per lo sviluppo endogeno dei territori. 

Il libro, a prescindere dalla non indifferente mole di progettualità descritta, ha il merito di porre l’attenzione su temi e problematiche di estrema attualità quali l’emergenza ambientale e la salvaguardia e valorizzazione delle risorse locali, la questione energetica, la valorizzazione delle produzioni locali di eccellenza, la centralità delle aree interne, ecc. attraverso casi che denotano interessanti approcci metodologici utili per intervenire in aree con analoga presenza di elementi di debolezza o, peggio, di minacce che limitano ogni potenzialità di sviluppo.

Ma l’interesse principale del libro è probabilmente legato nel voler suggerire un’ulteriore approccio oltre a quello già tracciato dalle grandi archistar mondiali, in cui l’architetto tende a risolvere la tensione fra la forma dei luoghi e la forma del prodotto, consapevole di dover rispettare al meglio, l’equilibrio fra “firmitas, utilitas, venustas” e, dunque, il rapporto fra scienza e arte in un mondo globalizzato che rispetta poco la valorizzazione delle tradizioni e memorie collettive locali ricche di differenze e unicità dei luoghi. 

Potrebbe, pertanto, risultare interessante l’approccio di Olindo Terrana che, come intellettuale “ha coltivato il dubbio, ma come architetto ha cercato di trovare la migliore soluzione per realizzare “solidi sogni”, spingendosi oltre il proprio limite: osando – provando e riprovando – con l’umiltà, la passione e la tenacia dell’“architetto condotto” in alcuni luoghi, città e ambiti territoriali di quella che lui ama definire “Isola/Continente: Sicilia”.

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