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Pedopornografia, arrestati: Un disoccupato di Agrigento, un odontotecnico e un militare di Trapani 

Tra i tre presunti pedofili arrestati nel corso di un’operazione dalla Polizia Postale di Palermo c’è anche un disoccupato di Agrigento. Gli altri due sono un odontotecnico, e un militare catturati a Trapani. Si tratta di arresti in flagranza: gli indagati sono stati fermati nelle loro abitazioni mentre erano al computer a scambiarsi immagini di bambini abusati.

Sono accusati di divulgazione, cessione e detenzione di video e foto pedopornografiche. Stessa accusa per altre 14 persone in tutta Italia denunciate a piede libero. Sono studenti, disoccupati percettori del reddito di cittadinanza, commercianti, professionisti.

I poliziotti, diretti dal pool coordinato dalla procuratrice aggiunta di Palermo Laura Vaccaro, hanno sequestrato centinaia di file, computer e telefonini, che sono adesso al vaglio degli esperti, soprattutto per tentare di risalire alle piccole vittime.


La Polizia Postale di Palermo ha arrestato 3 persone e ne ha denunciate 17 per divulgazione, cessione e detenzione di immagini video e foto pedopornografiche. Sequestrati diverse migliaia di files audio e video. Protetti da account fittizi, gli utenti indagati condividevano materiale di sfruttamento sessuale in danno di minori su spazi cloud crittografati, utilizzati per eludere le investigazioni e garantire la sicurezza dei dati, scambiando contenuti raccapriccianti attraverso la condivisione di link con immagini e video di abusi su bambini, anche di età inferiore ai 5 anni. L’indagine, diretta dalla Procura di Palermo, è stata coordinata dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni.
La fase esecutiva delle indagini ha interessato il territorio della Sicilia Occidentale, ovvero quello di Palermo, Agrigento e Trapani e ha coinvolto anche personale dei Compartimenti di Catania e Reggio Calabria, che ha fornito supporto operativo. L’ingente materiale rinvenuto, compreso quello presente negli spazi cloud sequestrati agli indagati nel corso delle perquisizioni, è al vaglio dei magistrati inquirenti e della Polizia Postale, per ulteriori approfondimenti investigativi, anche finalizzati all’identificazione delle piccole vittime.

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