È un uomo di 27 anni l’autore della rapina costata la vita all’avvocato Salvatore Laudani, deceduto il 9 settembre all’ospedale San Marco di Catania dopo quattro giorni di agonia. L’assassino, originario della Romania, è stato bloccato dai carabinieri del nucleo investigativo di Catania, assieme ai militari della compagnia di Palagonia, mentre tentava di fuggire dall’Italia per rientrare nel suo Paese. I militari lo hanno fermato e successivamente il gip del tribunale di Caltagirone ha emesso ordinanza di custodia cautelare. Il romeno è gravemente indiziato della rapina commessa nella notte tra i 4 e il 5 settembre scorso all’interno dell’abitazione del legale a Castel di Judica: le indagini, coordinate dalla Procura di Caltagirone, hanno consentito ai militari dell’Arma di risalire al rapinatore, anche grazie a una traccia di Dna estratta da una bottiglia di birra, che il romeno aveva portato con sé durate l’aggressione.
Poco prima di essere ricoverato in ospedale l’avvocato Laudani ferito in maniera grave aveva chiesto aiuto a una coppia che abita in una casa accanto alla sua: alle 4 del mattino mandò un messaggio per essere soccorso. Poco prima di essere ricoverato al San Marco di Catania riuscì a raccontare qualcosa che riguardava la rapina. Gli investigatori dei carabinieri nella ricostruzione riuscirono a capire che l’autore era una persona di conoscenza dell’avvocato, in quanto si era introdotta in casa da una porta di servizio che solo pochi conoscevano.
L’uomo accusato di omicidio, conosciuto nella comunità romena con il soprannome di “Volpe”, è stato bloccato dai carabinieri a bordo di un autobus che da Vizzini stava per partire alla volta del suo Paese. Gli investigatori sono riusciti a incastrarlo grazie all’esame delle persone che negli ultimi anni avevano avuto un rapporto con la vittima. In tale contesto sono emerse le posizioni di alcuni immigrati che avevano abitato per un breve periodo all’interno di un’abitazione attigua a quella dell’avvocato Laudani. Gli approfondimenti su questo nucleo familiare rumeno hanno quindi consentito di ricostruire gli spostamenti del 27enne, appurando che la notte tra il 4 e il 5 settembre, l’uomo è entrato nell’abitazione del professionista al fine di rubargli i risparmi, colpendolo al volto e immobilizzandolo con nastro adesivo, riuscendo a impossessarsi di circa 12 mila euro, per poi lasciarlo agonizzante.
Determinante è stata l’individuazione sulla scena del crimine di una bottiglia di birra riversa sul pavimento della camera da letto dell’anziano, da cui sono state estrapolate delle tracce di Dna. Con i successivi accertamenti di laboratorio, svolti dal Ris di Messina, è stato possibile appurare la loro compatibilità con il profilo genetico dell’uomo fermato.